
Mi chiamo Alessandro Maraschi, sono nato da papà Emilio e mamma Renata. Ho un fratello più grande di nome Davide, entusiasta di natura.
Sono cresciuto in una famiglia dove mi sono stati insegnati e radicati valori come il rispetto di sé e degli altri, il prendersi le proprie responsabilità fin da piccolo.
Ho abitato per tutta la vita a Milano, più precisamente nel quartiere di Rogoredo, diviso e allo stesso tempo protetto dalla "città" dal passaggio della ferrovia.
Ho vissuto una giovinezza allegra e spensierata, impegnato nella scuola, nello sport ,nel teatro e nell'oratorio, questi quattro elementi sono stati e sono tuttora costitutivi della mia persona. Ho frequentato il liceo scientifico e poi mi sono iscritto con convinzione alla facoltà di Medicina e Chirurgia a Milano.
Ho conosciuto Gesù, prima in famiglia, poi nella comunità. Fin dalla fanciullezza ho avuto il dono di incontrare persone nella mia parrocchia che hanno saputo far crescere in me la nostalgia per quella promessa di felicità vera, che abita coloro che si affidano a Gesù. Ho avuto la fortuna di vivere un'esperienza di chiesa briosa e accogliente, aperta sul contesto cittadino in cui era situata, che mi ha educato anch'essa all'incontro e alla testimonianza di Gesù.
Durante il primo anno di università ho conosciuto il PIME grazie ad un caro amico. Fino ad allora il PIME era per me solo una sigla che legavo al mio comparrocchiano Marco Ribolini, padre missionario in Tahilandia. Pur non avendo mai avuto prima un forte desiderio di missione, mi sono sentito subito accolto e desideroso di regalare ad altri la ricarica che era stata donata a me.
Nel frattempo ho cominciato a mettere ancora più cuore nella preghiera e negli impegni di educatore che avevo nella mia parrocchia. L'università proseguiva con buoni risultati, anche se vivevo in me la difficoltà nel vedermi medico.
Per tutti gli anni del liceo e i primi del percorso universitario, ho sempre rifiutato, per paura, l'idea della consacrazione. Ero legato a Gesù, ma non ero disposto a perdere il potere ultimo sulla mia vita.
Come un goccia discreta il Signore mi ha scavato il cuore inducendomi a cambiar punto di vista e il PIME è stato il luogo in cui, più di ogni altro, il Signore mi regalava conforto e consolazione. Nel fallimento di puntare al bene mantenendo il comando su tutto ho sperimentato la grandezza di Dio e la mia piccolezza. Ho avuto bisogno di quel momento per liberare la domanda "che cosa vuoi che faccia per Te?". Sia il momento di forte crisi, sia la maturazione del desiderio di intraprendere un cammino di discernimento sono avvenuti nel PIME. L'anno di discernimento, sotto la guida di alcuni padri del PIME e Missionarie dell’Immacolata è stato intenso, liberante, in ascolto.
Il frutto di questo anno è il desiderio di ricambiare con tutta la mia vita ad un grande amore, che per tanto tempo ho cercato di coltivare mantenendo una certa "distanza di sicurezza". Ho riconosciuto le tante volte che il Signore mi ha aperto la porta e altrettante volte io non sono entrato, pietrificato dalle paure del mio egoismo.
Per questi motivi in umiltà desidererei seguire Cristo e desidero farlo nella formazione iniziale del PIME.
Sono cresciuto in una famiglia dove mi sono stati insegnati e radicati valori come il rispetto di sé e degli altri, il prendersi le proprie responsabilità fin da piccolo.
Ho abitato per tutta la vita a Milano, più precisamente nel quartiere di Rogoredo, diviso e allo stesso tempo protetto dalla "città" dal passaggio della ferrovia.
Ho vissuto una giovinezza allegra e spensierata, impegnato nella scuola, nello sport ,nel teatro e nell'oratorio, questi quattro elementi sono stati e sono tuttora costitutivi della mia persona. Ho frequentato il liceo scientifico e poi mi sono iscritto con convinzione alla facoltà di Medicina e Chirurgia a Milano.
Ho conosciuto Gesù, prima in famiglia, poi nella comunità. Fin dalla fanciullezza ho avuto il dono di incontrare persone nella mia parrocchia che hanno saputo far crescere in me la nostalgia per quella promessa di felicità vera, che abita coloro che si affidano a Gesù. Ho avuto la fortuna di vivere un'esperienza di chiesa briosa e accogliente, aperta sul contesto cittadino in cui era situata, che mi ha educato anch'essa all'incontro e alla testimonianza di Gesù.
Durante il primo anno di università ho conosciuto il PIME grazie ad un caro amico. Fino ad allora il PIME era per me solo una sigla che legavo al mio comparrocchiano Marco Ribolini, padre missionario in Tahilandia. Pur non avendo mai avuto prima un forte desiderio di missione, mi sono sentito subito accolto e desideroso di regalare ad altri la ricarica che era stata donata a me.
Nel frattempo ho cominciato a mettere ancora più cuore nella preghiera e negli impegni di educatore che avevo nella mia parrocchia. L'università proseguiva con buoni risultati, anche se vivevo in me la difficoltà nel vedermi medico.
Per tutti gli anni del liceo e i primi del percorso universitario, ho sempre rifiutato, per paura, l'idea della consacrazione. Ero legato a Gesù, ma non ero disposto a perdere il potere ultimo sulla mia vita.
Come un goccia discreta il Signore mi ha scavato il cuore inducendomi a cambiar punto di vista e il PIME è stato il luogo in cui, più di ogni altro, il Signore mi regalava conforto e consolazione. Nel fallimento di puntare al bene mantenendo il comando su tutto ho sperimentato la grandezza di Dio e la mia piccolezza. Ho avuto bisogno di quel momento per liberare la domanda "che cosa vuoi che faccia per Te?". Sia il momento di forte crisi, sia la maturazione del desiderio di intraprendere un cammino di discernimento sono avvenuti nel PIME. L'anno di discernimento, sotto la guida di alcuni padri del PIME e Missionarie dell’Immacolata è stato intenso, liberante, in ascolto.
Il frutto di questo anno è il desiderio di ricambiare con tutta la mia vita ad un grande amore, che per tanto tempo ho cercato di coltivare mantenendo una certa "distanza di sicurezza". Ho riconosciuto le tante volte che il Signore mi ha aperto la porta e altrettante volte io non sono entrato, pietrificato dalle paure del mio egoismo.
Per questi motivi in umiltà desidererei seguire Cristo e desidero farlo nella formazione iniziale del PIME.