Seminario Teologico Internazionale PIME
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Direzione Generale 

23/5/2013

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P. Ferruccio Brambillasca è stato eletto oggi Superiore generale del Pime. L’elezione è avvenuta con la maggioranza dei due terzi.

P. Brambillasca, nato Monza (MI), l’11 giugno 1964, era il superiore regionale del Giappone, dove ha vissuto dal 1998. Laureato in teologia dogmatica a Napoli, è sacerdote da 24 anni. Ha passato alcuni anni come formatore in Italia, a Ducenta (1989-1993) e in India come formatore nel seminario di Pune (India) .

Accettando la sua elezione ha commentato: “Vi chiedo la vostra preghiera e collaborazione e desidero ringraziare p. Zanchi”.

P. Davide Sciocco, già missionario e superiore regionale della Guinea Bissau, è il nuovo vicario generale del Pime, eletto oggi dall’AG. P. Sciocco è nato il 17 dicembre 1963 a Parabiago (MI) ed è sacerdote da 25 anni.

A fasi alterne ha svolto lavori di animazione in Italia (1988-1991), dove è stato anche direttore del Centro missionario di Milano (2004-2007). In Guinea Bissau è stato missionario nei periodi 1992-2004 e 2007-2013. Nel Paese africano ha fondato la radio Sol Mansi, un’emittente cattolica a livello nazionale.

Nel pomeriggio sono stati eletti gli altri tre consiglieri della direzione generale.

Il secondo consigliere, p. Gabriel Amal Costa è nato a Narayangoni (Bangladesh) il 1° gennaio 1961. È il primo bangladeshi ad essere entrato nell’istituto, divenuto membro nel 1996. È sacerdote da 16 anni.  Dal ’98 al 2003 ha lavorato in Costa d’Avorio; poi è stato vicerettore nella formazione a Monza e dal 2008 rettore.

Il terzo consigliere è fr. Mario Monti, missionario in Thailandia dal 2001. Nato il 7 gennaio 1964 a Bovisio Masciago (MI), è membro dell’Istituto dal 1999. Dal ’99 al 2001 è stato membro della Delegazione missionari laici (Dml).

Prima di entrare nel Pime si è laureato in economia e commercio ed è stato insegnante. È membro del Consiglio generale dell’economia.

Il quarto consigliere votato è p. Paolo Ballan, missionario in Bangladesh dal 2003. P. Ballan è nato a Cassano Magnago (VA) il 23 giugno 1965 ed è sacerdote da 10 anni. È il più giovane  membro della Direzione generale.

La direzione generale appena votata ha un’età media di 49 anni e mezzo. L’età media dell’istituto è di 60 anni e mezzo.



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Promessa Iniziale 2013

18/5/2013

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18 maggio 2013 - Nel Santuario della “Madonna del Bosco” di Imbersago (provincia di Lecco e diocesi di Milano), gli studenti del Seminario PIME di Monza: 

John Wongarsa Phong Phan (Tailandia), Evar Ortega e Ace Valdez (Filippine), Jose Raymundo Reyes Mendieta (Messico), Regan John Gomes e Simon Marandy (Bangladesh) hanno emesso la Promessa Iniziale di aggregazione al PIME e, nella stessa occasione, sono stati ammessi nel Rito di Ammissione tra i Candidati al Diaconato e Presbiterato.

P. Daniele Belussi, delegato dal Superiore Generale, ha presieduto la celebrazione eucaristica e ha ricevuto le promesse dei candidati.

Nella sua omelia, P. Belussi poneva l’accento soprattutto ai candidati nell’importanza della promessa iniziale, che trova definitività nel compimento nel proseguimento del cammino verso il sacerdozio missionario, nel valore della consacrazione di sé a Dio per la missione in cui l’istituto si impegna e di cui candidati vogliono far parte, e la bellezza e la sfida della vita missionaria.

Durante la celebrazione, erano presenti anche un forte numero di preti missionari dai diversi paesi di missione e che hanno rappresentato l’istituto nell’accogliere i candidati nel rito di Ammissione. Presenti anche i giovani del PIME intervenuti numerosi e che hanno animato la messa con i loro canti.
Dopo la messa, un rinfresco a Villa Grugana, la comunità dove il PIME svolge le sue attività di animazione missionaria.


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Festa della riconoscenza 2013,  Sottoscrizione “Pro Seminario” Premi vincenti della lotteria

16/5/2013

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La missione del Pime, sulla scia di Benedetto XVI e di papa Francesco                                      di Bernardo Cervellera

9/5/2013

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All'Assemblea generale del Pime si parlerà di missione ad gentes e di "nuova evangelizzazione"; di risveglio missionario per le Chiese di antica data (Italia, Usa, America Latina) e mezzi di comunicazione. Ma soprattutto, di risveglio della fede, secondo l'insegnamento di Benedetto XVI e di "uscire verso le periferie geografiche ed esistenziali", secondo l'invito di papa Francesco.


Roma (AsiaNews) - Dal 5 al 29 maggio si terrà l'Assemblea generale del Pime, un incontro che avviene ogni sei anni, finalizzato all'elezione della nuova leadership dell'istituto e a tracciare le prospettive per il futuro. L'Assemblea verrà inaugurata con una veglia di preghiera aperta al pubblico presso la cappella del Pime, a Roma, in via F.D. Guerrazzi 11, alle ore 18 di domenica 5 maggio. Prima della fine del raduno è in programma anche un incontro con papa Francesco.

 Dal 5 maggio, e per almeno tre-quattro settimane, si tiene in Vaticano, presso il Ciam, l'Assemblea generale del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere), che raduna la direzione generale, i superiori delle missioni, i delegati eletti dalle comunità: in tutto quasi una cinquantina di persone che avranno fra i momenti più importanti l'elezione del nuovo superiore generale e dei suoi quattro consiglieri che guideranno il Pime nei prossimi sei anni.

Ma soprattutto, il raduno è una specie di cenacolo (o un piccolo conclave) in cui sacerdoti e laici consacrati da Asia, Africa, America raccontano quanto avviene alle loro latitudini dal punto di vista della missione e cercano di trarre indicazioni per comprendere i segni dei tempi e chiarire i passi da fare.

Quali sono questi segni dei tempi? Anzitutto la situazione storica: un istituto nato 163 anni fa presenta diversi volti della missione: vi sono le missioni più "anziane", come la Cina, l'India, il Myanmar, che hanno generato diocesi, vocazioni e missionari a loro volta; ci sono le missioni più nuove per il Pime, come il Messico e l'Algeria; comunità in Paesi segnati dal crescente fondamentalismo islamico, o in quelli dove fa vittime la globalizzazione economica; in Paesi secolarizzati (Italia? Stati Uniti?) e in Paesi fervidi di religiosità.

In tutti, il Pime è lanciato a mostrare che Gesù Cristo è il salvatore dell'uomo, senza del quale non si cresce in dignità e progresso, annunciandolo ai non cristiani e risvegliando alla missione le Chiese stabilite, aiutandole ad andare fuori dei loro confini geografici e culturali.

Quasi senz'altro all'Assemblea generale si parlerà della missione ad gentes, verso i non cristiani, all'estero e della "nuova evangelizzazione" nei Paesi di origine; del tentativo di risvegliare alla missione universale le Chiese - come quella latinoamericana - ricche di vocazioni, ma che stantano ad abbracciare l'evangelizzazione fino ai confini del mondo, fino in Asia. Per il Pime, infatti, l'Asia è una "opzione preferenziale", dato che in questo continente vivono più dell'80% dei non cristiani del mondo.

In questi anni è emerso sempre più che lo slancio missionario vive forse un momento di crisi o di rallentamento: l'inverno demografico nei Paesi occidentali, la "gelosia" di molte famiglie e vescovi a "tenersi" i propri figli o sacerdoti, ha diminuito il numero dei nostri missionari. In più, la crisi economica che segna tutto il mondo rende più difficile il reperimento di fondi che sostengono la carità nelle missioni per costruire e mantenere lebbrosari, scuole, aule di catechismo, cappelle, mezzi di comunicazione.

Ma grazie a Dio, questa "crisi" è attraversata da altri due "segni dei tempi". Il primo è l'Anno della fede che stiamo celebrando e la testimonianza di amore a Cristo e alla missione che ha dato Benedetto XVI con il suo ritiro dal pontificato. Proprio nell'indire l'Anno della fede, egli ha detto: "Capita ormai non di rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune. In effetti, questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato" (Porta Fidei, n. 2). Se occorre risvegliare la missione, è dunque necessario risvegliare la fede, non come oggetto di cose da credere, ma come l'incontro vivo con il Signore Gesù Cristo da cui viene la vita e la missione. L'incontro con Lui e la sua compagnia vissuta nella Chiesa abbracciano e rendono fecondi i momenti grandi e piccoli, i successi e i fallimenti, i risultati e la mancanza di risultati.

L'altro "segno dei tempi" è papa Francesco che con la sua testimonianza di fede schietta e autentica avvicina alla Chiesa (a Cristo) persone lontane, dimentiche o perfino un tempo nemiche. Proprio lui, venuto dalla "fine del mondo", prima di essere eletto, ha proposto ai suoi confratelli cardinali una piccola riflessione. In essa egli dice che l'evangelizzazione è "la ragion d'essere della Chiesa... Evangelizzare implica zelo apostolico. Evangelizzare implica nella Chiesa la parresìa di uscire da se stessa. La Chiesa è chiamata a uscire da se stessa e ad andare verso le periferie, non solo quelle geografiche, ma anche quelle esistenziali: quelle del mistero del peccato, del dolore, dell'ingiustizia, quelle dell'ignoranza e dell'indifferenza religiosa, quelle del pensiero, quelle di ogni forma di miseria".

E ha aggiunto: "Quando la Chiesa non esce da se stessa per evangelizzare, diviene autoreferenziale e allora si ammala (si pensi alla donna curva su se stessa del Vangelo). I mali che, nel trascorrere del tempo, affliggono le istituzioni ecclesiastiche hanno una radice nell'autoreferenzialità". Anche papa Francesco, come Benedetto, esorta la Chiesa (e il Pime) a non piegarsi su se stessi, ma a guardare di più a Chi abita la nostra vita, unica e sicura base di ottimismo.

Dalla riflessione e dalla preghiera su questi "segni dei tempi" verranno anche indicazioni per la missione che svolgiamo con AsiaNews, perché sia uno strumento sempre più incisivo a far crescere la simpatia verso la Chiesa "maestra di umanità" e ad appassionare alla missione in Asia tutte le Chiese del mondo.

Cari amici, accompagnateci in questo impegno con la preghiera.



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Gianluca

9/5/2013

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Carissimi amici,

sono Gianluca seminarista del PIME a Monza, ho 37 anni e provengo da Racconigi un piccolo paesino del nord Italia. Quest’anno sarà per me l’ultimo anno di seminario e se tutto andrà bene alla fine dell’anno dovrei essere ordinato presbitero e inviato in missione; chissà forse proprio in Brasile… La mia storia vocazionale inizia nel 2004 e a dire il vero,  l’ultima cosa che pensavo di fare era quella di diventar un prete missionario. Al tempo lavoravo come meccanico, lavoro che ormai facevo da circa 10 anni dopo aver terminato al scuola, ma grazie a Dio non avevo solo il lavoro, c’erano gli amici e frequentavo una ragazza da circa tre anni con cui condividevo molte cose fino al punto di pianificare la data del matrimonio, ma come capita in tutte le storie accade un bel giorno qualcosa che ti cambia la vita. Pian piano stava entrando in me l’idea che lei non fosse la ragazza giusta per me, pertanto mi dissi: “non mi piace più la bionda e allora cercherò la bruna”. Alla fine la lasciai, ma in realtà non avevo ancora ben capito che non era una questione di bionda o bruna, la questione era che il Capo (il Signore), stava chiamando e da buon Pastore incominciava a tirar le redini al suo asinello impazzito. Si avete capito bene, l’asinello impazzito poiché ci misi ancora un anno prima di decidermi a chiedere consiglio a qualche dipendente più diretto del Capo. Ci misi tanto prima di tutto perché non ero un assiduo frequentatore della parrocchia e la messa domenicale era un optional. Arrivando al nocciolo tutto ebbe inizio quando toccai il fondo, lasciata la ragazza mi ritrovai di nuovo con gli amici pensando di divertirmi come un tempo, inoltre non escludevo una nuova relazione con una ragazza, ma più mi ostinavo e più la strada si chiudeva d’innanzi a me, pur provando tutto nulla mi convinceva, ero ormai preso dall’angoscia fino al punto che questa angoscia incominciò a pormi delle domande: “Che senso ha la vita? Se uno non è felice come può realizzarsi? Che cos’è la felicità? Se Dio è buono perché non riesco ad essere felice?”. Fu a questo punto, quando sembrava che nulla potesse più cambiare la mia vita che mia madre preoccupata del mio stato d’animo mi propose di fare un pellegrinaggio a Sotto il Monte (città natale di Papa Giovanni XXIII). Appena arrivammo sul luogo entrammo in chiesa e mia madre mi disse: “ cerco un prete per confessarmi” ed io gli risposi: “fai come vuoi, io ti aspetto qui tanto non saprei che cosa raccontare”. A quel punto mia madre si avvicinò ad una signora poco distante da noi e gli chiese: “Scusi, non sa se c’è un prete che può confessarmi”, la signora indicandomi disse a mia madre: “certo! Non lo vede, e proprio dietro di lei”, mia madre stupefatta non poté che dirgli che io ero suo figlio e non il prete. A quelle parole io rimasi turbato a tal punto che mi arrabbiai così tanto che dovetti uscire dalla chiesa e inconsapevolmente, con mia madre che tentava di calmarmi, mi dirigevo verso l’ex seminario del PIME a sotto il monte dove incontrai p. Luigi Curnis (attualmente padre spirituale nel seminario di Brusque in Brasile) che ebbe la capacità di tranquillizzarmi. Da quel momento passò ancora un anno prima di intraprendere un percorso vocazionale, ma nello stesso anno ebbi la grazia di partecipare a tre pellegrinaggi mariani, il primo a Lourdes, il secondo a Fatima ed il terzo a Medjugore e alla fine fu proprio l’intercessione della Madonna che mi aiutò a dire di sì al Signore, ritornando così al PIME e affidandomi ai padri che mi accolsero. Quando decisi di entrare in seminario i miei familiari e specialmente mio padre e mia sorella mi chiesero se ero sicuro, anzi se stavo diventando pazzo e ci misero qualche anno prima di convincersi che questa è la strada scelta dal Signore per me, ma ora vedendomi realmente sereno anche loro hanno capito che non fu un ripiego l’entrare in seminario, ma era l’inquietudine di non aver ancora trovato la mia felicità! Cari amici sappiate che io pensavo che la felicità si dovesse comprare, ma sbagliavo! La mia felicità mi è stata donata gratuitamente, il resto certamente comporta un po’ di fatica, ma nulla è paragonabile alla gioia di poter dire: “Ora non mi sento più solo, perché tu sei sempre con me mio Dio; mio Re!”. Qualunque sia la vostra scelta: una vita da sposati, una vita da missionari o monaci o religiosi, qualunque essa sia non dimenticate mai che solo il Capo ha l’occhio lungo e sa che cosa è bene per noi, infatti Dio non delude mai, solo a parole di vita eterna.

                                                                                                                                                              Un saluto a tutti

                                                                                                                                                                         Gianluca


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