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La missione del Pime, sulla scia di Benedetto XVI e di papa Francesco                                      di Bernardo Cervellera

9/5/2013

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All'Assemblea generale del Pime si parlerà di missione ad gentes e di "nuova evangelizzazione"; di risveglio missionario per le Chiese di antica data (Italia, Usa, America Latina) e mezzi di comunicazione. Ma soprattutto, di risveglio della fede, secondo l'insegnamento di Benedetto XVI e di "uscire verso le periferie geografiche ed esistenziali", secondo l'invito di papa Francesco.


Roma (AsiaNews) - Dal 5 al 29 maggio si terrà l'Assemblea generale del Pime, un incontro che avviene ogni sei anni, finalizzato all'elezione della nuova leadership dell'istituto e a tracciare le prospettive per il futuro. L'Assemblea verrà inaugurata con una veglia di preghiera aperta al pubblico presso la cappella del Pime, a Roma, in via F.D. Guerrazzi 11, alle ore 18 di domenica 5 maggio. Prima della fine del raduno è in programma anche un incontro con papa Francesco.

 Dal 5 maggio, e per almeno tre-quattro settimane, si tiene in Vaticano, presso il Ciam, l'Assemblea generale del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere), che raduna la direzione generale, i superiori delle missioni, i delegati eletti dalle comunità: in tutto quasi una cinquantina di persone che avranno fra i momenti più importanti l'elezione del nuovo superiore generale e dei suoi quattro consiglieri che guideranno il Pime nei prossimi sei anni.

Ma soprattutto, il raduno è una specie di cenacolo (o un piccolo conclave) in cui sacerdoti e laici consacrati da Asia, Africa, America raccontano quanto avviene alle loro latitudini dal punto di vista della missione e cercano di trarre indicazioni per comprendere i segni dei tempi e chiarire i passi da fare.

Quali sono questi segni dei tempi? Anzitutto la situazione storica: un istituto nato 163 anni fa presenta diversi volti della missione: vi sono le missioni più "anziane", come la Cina, l'India, il Myanmar, che hanno generato diocesi, vocazioni e missionari a loro volta; ci sono le missioni più nuove per il Pime, come il Messico e l'Algeria; comunità in Paesi segnati dal crescente fondamentalismo islamico, o in quelli dove fa vittime la globalizzazione economica; in Paesi secolarizzati (Italia? Stati Uniti?) e in Paesi fervidi di religiosità.

In tutti, il Pime è lanciato a mostrare che Gesù Cristo è il salvatore dell'uomo, senza del quale non si cresce in dignità e progresso, annunciandolo ai non cristiani e risvegliando alla missione le Chiese stabilite, aiutandole ad andare fuori dei loro confini geografici e culturali.

Quasi senz'altro all'Assemblea generale si parlerà della missione ad gentes, verso i non cristiani, all'estero e della "nuova evangelizzazione" nei Paesi di origine; del tentativo di risvegliare alla missione universale le Chiese - come quella latinoamericana - ricche di vocazioni, ma che stantano ad abbracciare l'evangelizzazione fino ai confini del mondo, fino in Asia. Per il Pime, infatti, l'Asia è una "opzione preferenziale", dato che in questo continente vivono più dell'80% dei non cristiani del mondo.

In questi anni è emerso sempre più che lo slancio missionario vive forse un momento di crisi o di rallentamento: l'inverno demografico nei Paesi occidentali, la "gelosia" di molte famiglie e vescovi a "tenersi" i propri figli o sacerdoti, ha diminuito il numero dei nostri missionari. In più, la crisi economica che segna tutto il mondo rende più difficile il reperimento di fondi che sostengono la carità nelle missioni per costruire e mantenere lebbrosari, scuole, aule di catechismo, cappelle, mezzi di comunicazione.

Ma grazie a Dio, questa "crisi" è attraversata da altri due "segni dei tempi". Il primo è l'Anno della fede che stiamo celebrando e la testimonianza di amore a Cristo e alla missione che ha dato Benedetto XVI con il suo ritiro dal pontificato. Proprio nell'indire l'Anno della fede, egli ha detto: "Capita ormai non di rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune. In effetti, questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato" (Porta Fidei, n. 2). Se occorre risvegliare la missione, è dunque necessario risvegliare la fede, non come oggetto di cose da credere, ma come l'incontro vivo con il Signore Gesù Cristo da cui viene la vita e la missione. L'incontro con Lui e la sua compagnia vissuta nella Chiesa abbracciano e rendono fecondi i momenti grandi e piccoli, i successi e i fallimenti, i risultati e la mancanza di risultati.

L'altro "segno dei tempi" è papa Francesco che con la sua testimonianza di fede schietta e autentica avvicina alla Chiesa (a Cristo) persone lontane, dimentiche o perfino un tempo nemiche. Proprio lui, venuto dalla "fine del mondo", prima di essere eletto, ha proposto ai suoi confratelli cardinali una piccola riflessione. In essa egli dice che l'evangelizzazione è "la ragion d'essere della Chiesa... Evangelizzare implica zelo apostolico. Evangelizzare implica nella Chiesa la parresìa di uscire da se stessa. La Chiesa è chiamata a uscire da se stessa e ad andare verso le periferie, non solo quelle geografiche, ma anche quelle esistenziali: quelle del mistero del peccato, del dolore, dell'ingiustizia, quelle dell'ignoranza e dell'indifferenza religiosa, quelle del pensiero, quelle di ogni forma di miseria".

E ha aggiunto: "Quando la Chiesa non esce da se stessa per evangelizzare, diviene autoreferenziale e allora si ammala (si pensi alla donna curva su se stessa del Vangelo). I mali che, nel trascorrere del tempo, affliggono le istituzioni ecclesiastiche hanno una radice nell'autoreferenzialità". Anche papa Francesco, come Benedetto, esorta la Chiesa (e il Pime) a non piegarsi su se stessi, ma a guardare di più a Chi abita la nostra vita, unica e sicura base di ottimismo.

Dalla riflessione e dalla preghiera su questi "segni dei tempi" verranno anche indicazioni per la missione che svolgiamo con AsiaNews, perché sia uno strumento sempre più incisivo a far crescere la simpatia verso la Chiesa "maestra di umanità" e ad appassionare alla missione in Asia tutte le Chiese del mondo.

Cari amici, accompagnateci in questo impegno con la preghiera.



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