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AMAZZONIA non è posto per giovanotti in cravatta. 

4/5/2013

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È DIO CHE GUIDA LA BARCA DEL MISSIONARIO

P. Luciano Basilico, nato nel 1930 ha condiviso con tanta gioia la sua esperienza missionaria in Amazzonianonché la storia della sua vocazione missionaria. Questa sua esperienza è stata raccolta in un libro meraviglioso dal titolo: AMAZZONIA non è posto per giovanotti in cravatta.                                                                                   

Come nel libro egli ha iniziato raccontandoci la sua vocazione, di come il Signore lo ha chiamato a sé. Il “ragazzino monello” come egli stesso  si definisce, era dotato di un dono particolare: la capacità di prendere a sassate gatti, cani e galline ma anche la sua maestra delle elementari. Anche alle scuole medie continuava a esercitarsiin tale arte combinando dispetti tutti i giorni insieme con gli amici. Delegato degli aspiranti A. C a tredici anni, suonavano di notte i campanelli alle porte della gente, poi scappavano!

Crescendo ha cominciò a lavorare prima come operaio in una fabbrica di Seveso poi come elettricista. Così raccontava p. Basilico: “Il Signore un giorno, di passaggio, ha visto il monello che ero e mi ha chiamato”. In effetti, nel 1947 incontrò p. Orlando, che gli parlò del PIME e gli regalò un libro sulla missione in Cina. Furono questi segni a ridestare in lui il desiderio di farsi missionario.

Lo slogan: “Qui non v’è posto per giovanotti con la cravatta”, prima di diventare il titolo del suo libro, le venne pronunciato dal rettore nei sui riguardi quando per la prima volta si recò nel seminario PIME a Vigarolo per chiedere di entrare in seminario. Questo perché era vestito di giacca e di cravatta. Nonostante questo fatto i suoi “troppi anni”(aveva diciannove anni e il pime accettava solo i bambini all’epoca) che lo spaventavano egli venne accettato nel seminario Pime per iniziare la sua formazione.

P. Basilico convinto della verità del Vangelo, offrì al Signore il padre malato, lasciando dietro a sé tutto per abbandonarsi nelle mani di Dio, che egli voleva servire. Alla sua ordinazione mancava suo padre che era malato da dieci anni.

Due anni dopo la sua ordinazione p. Basilico venne mandato nella foresta amazzonica dove si innamorò dello stile di vita dei Caboclos. Si impegnò a scoprire maggiormente la loro cultura e tradizione per potere cogliere in esse il positivo e i limiti. Padre Basilico lavorò alla periferia di Parintins nei villaggi della foresta e lungo il fiume. La cosa un po’ speciale è che pure avendo lavorato per quasi 13 anni sulla barca egli non ha mai imparato a nuotare. Questo atteggiamento di alto rischio rivela una volta ancora la tenacia e lo zelo del missionario che non si arrende mai, che non si lascia intimidire dalle proprie paure sia fisiche che psicologiche. Egli non ha neppure confidato nelle proprie capacità e sicurezze bensì nella provvidenza che lo ha protetto e curato lungo questi pericolosi e duri anni trascorsi in Amazzonia.

Salutiamo il vischioso coraggio di p. Basilico e soprattutto  ammiriamo in lui lo zelo per la fede in Dio e per la missione. Da ciò capiamo che chi guida la barca del missionario è sempre Dio ed è Lui che lo fa approdare con sicurezza ai cuori assetati di Dio. La missione è di Dio per tanto, se il missionario si abbandona totalmente nelle sue mani, verrà sempre custodito da Lui. Però consigliamo caldamente a chiunque verrà mandato a lavorare sui fiumi dell’Amazzonia di imparare a nuotare caso mai Dio decidesse di usare altri mezzi come il nuoto…
                                                                                                                                                     

                                                                                                                                                            Kouadio Constant

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