21/10/2022 ADORAZIONE EUCARISTICA in preparazione alla Giornata Missionaria Mondiale Ottobre 2022Read Now Siamo riuniti oggi davanti a Gesù Eucaristia, risorto e presente in mezzo a noi, centro della nostra fede, per pregare per tutti i missionari sparsi nel mondo. Ci metteremo in ascolto della testimonianza di alcuni missionari: il loro esempio e la loro esperienza siano per noi “vite che parlano” e ci diano coraggio, perché anche noi impariamo a far sì che la nostra stessa vita diventi una “vita che parla”. Vangelo - Lc 10,21-24 In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo». E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono”. Don Leo Commissari Don Leo Commissari nasce a Mordano, Diocesi di Imola (BO), nel 1942. La sua famiglia vive una profonda esperienza di fede; suo fratello maggiore, Filippo, parte nel 1956 per Hong Kong come missionario del PIME: questa scelta influenzerà Leo e farà maturare anche in lui la vocazione missionaria, rivolta al Brasile, dove si recherà nel 1970. Vive una prima esperienza a Salvador de Bahia, nel Nord del Paese, per circa 7 anni, e successivamente si recherà a São Bernardo do Campo (Stato di San Paolo), dal 1978 al 1998, quando verrà ucciso nella favela dell'Oleoduto, dove aveva scelto di vivere. Insieme ad altri due sacerdoti fidei donum e 5 suore aveva dato vita al Progetto Chiese Sorelle Imola - Santo Andrè. Le parole di don Leo La favela è il luogo del rifiuto, è l'ultimo posto dove una persona può incontrare uno spazio per vivere. Questa è la prima volta che noi passiamo il Natale nella favela. Ci siamo venuti per condividere la condizione dei poveri, dei più poveri. In questo Natale ci si è manifestata la verità di questa scelta. Se Gesù nascesse oggi in questa città sarebbe venuto a nascere proprio qui, in una baracca, forse la più malmessa. Sarebbe stato accolto da questa gente, anch'essa rifiutata dalla città e costretta a vivere in una precarietà quasi totale. Il Natale di quest'anno ci ha mostrato ancor più chiaramente il significato dell'Incarnazione come segno della infinita Misericordia del Signore per i più piccoli. Ed è proprio in mezzo a questi piccoli che la Chiesa rinasce con tutto il suo slancio, la freschezza e la vitalità di una realtà nuova e di liberazione. La Chiesa diventa la vera e unica speranza dei poveri. Noi sentiamo, nella contemplazione del Signore che nasce nella povertà estrema di Betlemme, che condividere la vita di questi poveri vuol dire diventare anche noi poveri come loro. Preghiera
O Dio, tu vuoi che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità; guarda quant'è grande la tua mèsse e manda i tuoi operai, perché sia annunziato il Vangelo a ogni creatura; e il tuo popolo, radunato dalla parola di vita e plasmato dalla forza dei sacramenti, proceda nella via della salvezza e dell'amore. Amen. |
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Maggio 2023
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