In questo sabato Santo, il bel tempo, la luce, la primavera che parla di vita non possono che entrare in contrasto con l’odore di morte che esala dalle notizie dei giornali, il rumore di pianto che viene da tante case isolate che hanno ricevuto una notizia nefasta. La divisione minacciosa ancor più della morte sembra allargare quelle distanze che per zelo abbiamo imposto tra di noi. Sono in gioco forze avverse e controverse.
Come celebrare questa sera la resurrezione del Signore isolati chiusi nelle nostre case, senza gli abbracci di una comunità, gli scherzi e le battute degli amici lo squillare delle campane agitate da bambini? Oppure - per chi non crede - come non reagire con cinismo alla sfacciataggine di chi ha il coraggio di parlare di vita eterna davanti alla morte quotidiana? Sembra impossibile tenere insieme tutti e tutto. Anzi sembra incredibile! Forse secoli di celebrazioni e parole sulla Pasqua ci hanno “spoilerato” il finale (e il fine) della vicenda di Gesù e il nostro cuore un po’ disorientato si è abituato all’infinito. Lo spoiler – per cui oggi i lettori e cinefili riservano un girone dell’inferno – ci ha sottratto la forza dello stupore, di ciò che non era possibile immaginare. Ma la realtà ci ripropone in negativo l’inimmaginabile: una pandemia, noi sedicenti liberi, chiusi in casa. In un dialogo con un’amica, questa raccontava divertita come alle scuole superiori una sua compagna di classe avesse chiesto uno spoiler sul finale di un film di Mel Gibson: “La passione di Cristo”. Un compagno sagace rispose “Lui muore ma non è come sembra”. Sarebbe bello avere una memoria vergine come quella di quella ragazza: vergine dal catechismo, dai pregiudizi, dalle testimonianze negative, dai preconcetti e guardare in faccia una volta nella vita la Good News. La lieta notizia. Contro ogni spoiler, quando il finale sembra già scritto. Come un famoso giocatore che ha dato il nome a un altrettanto famoso modo di dire : “Dio fa gol in zona Cesarini”. Cesarini è un giocatore che nella prima metà degli anni ‘30 evoluì in Italia per la Juventus e si distinse nel segnare diversi gol negli ultimi minuti di una partita. Quei minuti diventarono la “zona Cesarini”. Il giocatore capace di cambiare i destini di una partita quando tutto sembrava compromesso. Il boato del recupero, l’entusiasmo incontenibile di chi pensava di aver perso tutto e invece si ritrova con la coppa in mano, senza riuscire a crederci neppure lui. Sportivamente parlando è più che una vittoria, è una “Remuntada”. La storia che cambia direzione. La gioia è maggiore, straripante. Se guardiamo nelle nostre vita forse riusciremo noi a scorgere qualche gol in zona Cesarini che la vita ci ha riservato. Non esiste spoiler che tenga! Nella storia dell’uomo, di tutti gli uomini c’è sempre un’inversione a U impronosticabile. Dio fa gol in zona Cesarini. Quando tutto era perso quando tutto era sconfitto quando tutto era da buttare e la rabbia l’illusione si erano impadroniti di noi. Dio entra in campo nella zona Cesarini, anche se lo avevamo lasciato in panchina. Siamo noi che però dobbiamo lasciargli l’occasione di fornirci l’assist Buona Pasqua di resurrezione a tutti: a chi ci crede, a chi no ma ci spera, e a chi a smesso di sperarci. Affinché tutti possiamo fare un’esperienza di Resurrezione Diacono Ivan Straface Ci troviamo in un venerdì lungo, in una quaresima autentica, dove non ci sarebbe bisogno di necessità liturgiche per vedere paramenti da lutto ogni giorno. Questo venerdì ha la potenza tale di guastare i cuori come quella di convertirli. Li guasta perché annebbia lo sguardo e non permettere di distinguere sempre tra carità ed egoismo. Se sto in casa è perché tengo solo alla mia salute o perché riconosco che un posto in più occupato in ospedale può condannare qualcuno? La paura dell’altro ci rimarrà attaccata addosso anche dopo? È possibile fare le stesse scelte con motivazioni diverse, e quindi dando significati diversi ai nostri gesti e alle nostre azioni. È questione di cuore. Sappiamo solo noi se la nostra paura di contagiarci sia una gelosia della nostra salute o il timore di far del male a qualcun altro. Una porta un cancello un muro oggi sono necessari. Sono necessari per farci capire anche quanto una vita di relazioni impaurite e monche sia una vita a metà! Sono necessari perché un giorno vorremo aprire queste porte, scavalcare questi cancelli ed abbattere questi muri. Ma l’uomo ha una fantasia incredibile e anche in questi giorni cerca in ogni modo l’altro, il suo volto il suo sguardo, forse anche per dirsi che le cose non vanno bene, oppure per assurdo che “andrà tutto bene”. Ma se questo venerdì è così lungo da guastarci il cuore ci aspetta un sabato altrettanto impegnativo. Ma questo venerdì ha anche la possibilità di convertire. Convertire e farci girare lo sguardo verso la domenica. Questi mesi sono chiamati a diventare la pietra miliare nella memoria storica ed educativa di tanti di noi. La più grande responsabilità che abbiamo in questa situazione sarà, oltre che “rimanere a casa”, anche quella di fare memoria, riflettere, ritornare sugli avvenimenti di questi giorni cercando di capire cosa ci dicono di noi, cosa ci chiedono per gli altri cosa ci chiedono di fare o di non fare. Vietato archiviare. Non esiste biblioteca giusta per le storie di questi giorni. Non esiste scaffale sufficientemente robusto per sostenere il diario di queste settimane. Troppo grande il rischio che della polvere ci si depositi sopra. È da tenere aperto sulla scrivania della vita, per essere letto e sfogliato le volte che in futuro ci sentiremo disorientati e sconfitti. Non è un dovere è un’esigenza d’amore, quello asciutto, quello secco, senza fronzoli, ma autentico. È lecito sperare anche di venerdì aspettando il profumo della domenica. Diacono Ivan STRAFACE |
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Maggio 2023
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