![]() Una delle più belle esperienze, che ho vissuto quest’ estate è stato pellegrinaggio dei seminaristi in Olanda. Questo pellegrinaggio è organizzato dal seminario diocesano di Venegono, aveva come lo scopo di esplorare la vita e le opere di Vincent van Gogh. Questi era un artista che nonostante la vita breve (1853 – 1890) produsse più di cinquanta opere artistiche molto significative. Questo pellegrinaggio è durato una settimana. Siamo partiti la mattina del 1 settembre in Pulmino da Venegono. Eravamo un gruppo misto composto da un prete, tre seminaristi diocesani, due seminaristi del PIME e due giovani. Dopo aver fato quasi 1100 km siamo arrivati a Haarlem. È stato un viaggio lungo ma interessante perché ho avuto la possibilità di vedere gli altri paesi europei. Il giorno dopo abbiamo pedalato per 40 km fino ad arrivare a una casa parrocchiale di Amsterdam che si chiama Holy Trinity Church dove siamo stati ospitati da Don Ingno per due giorni. Amsterdam è una città molto bella e abbiamo visitato tutta la città a piedi. Abbiamo avuto anche la fortuna di fare un incontro con i seminaristi diocesani e discutere di tanti argomenti come l’attività missionaria, il dialogo inter-religioso, la pastorale giovanile e la politica. Il 3 settembre abbiamo visitato il Museo Van Gogh. Sono stato colpito dal suo modo di usare i colori nelle opere. Le opere sono molto interessanti perché parlano della sua vita personale. Van Gogh dice, “dipingo ciò che sento e sento ciò che dipingo”. Il 4 settembre abbiamo fatto ancora 45 km di strada in bici fino ad arrivare a Lelystad che è una citta 10 metri sotto livello del mare. Qui siamo stati ospitati dalle famiglie della comunità cattolica. Questo incontro con le famiglie ha arricchito la nostra conoscenza della cultura olandese e ci ha aiutato a capire bene la realtà del posto. Il giorno dopo abbiamo fatto la pedalata più lunga e faticosa del pellegrinaggio di 65 km contro il vento in bici per arrivare a Otterlo. È stato una gita difficile ma siamo riusciti a vedere tanti bellissimi paesaggi. Ad Otterlo abbiamo visitato un altro museo il Kroller-Muller. Il 6 settembre siamo tornati facendo ancora 1100 km di strada in pulmino. Personalmente quest’ esperienza mi è piaciuta tanto ed è rimasta nel mio cuore per i legami d’amicizia formati tra noi, la bellezza dell’Olanda, l’ospitalità e l’accoglienza della gente e soprattutto le messe e preghiere insieme. Vorrei ringraziare il seminario di Venegono e il seminario del PIME per avermi dato quest’opportunità. Vorrei ringraziare in modo speciale Don Davide il vicerettore del seminario di Venegono e Samuele Ferrari che è stato il nostro autista. Grazie anche a tutti i miei compagni di pellegrinaggio (i diaconi Matteo Cascio, Mattea Bernasconi, Federico Cinocca, il seminarista del PIME Bala Joji e Francesco). Joachim PAMISHETTI Pellegrinaggio in olanda (secondo in bici da sinistra, studente di II teologia)
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![]() “Qual è la ragione e il motivo perché sei venuto qua al campo di lavoro”. Appena arrivato alla casa del PIME a Busto nel pomeriggio del 21 Agosto, una ragazza bionda Italiana mi ha posto subito questa domanda e mi sono spaventato. Vedendomi basso, piccolo e straniero aveva magari dubbi sulla mia capacità di lavorare. Sono rimasto senza parole non perché non sia abituato a parlare ad una bella ragazza ma perché non avevo e non ho portato con me la vera ragione e il profondo motivo perché desiderassi lavorare al campo. Avevo un grande desiderio di vivere questa esperienza per non rimanere in seminario tutta l’estate come si fosse un monaco disperato come dicevano gli altri seminaristi, ma solo perché avevo un desiderio di lavorare e basta. Tuttavia questo motivo non mi bastava non era sufficiente. Lei aveva ragione e mi ha fatto capire che non cè nulla a caso nella vita. Giorno dopo giorno fino alla fine del campo cercavo dentro di me la risposta a questa domanda. Cercavo in ogni momento e in ogni opportunità di approfondire e purificare un pochino il mio motivo. Mi aspettavo che in qualche momento germogliasse dentro di me la risposta ma non era cosi facile. Ogni giorno del campo di lavoro mi metteva proprio in crisi perché la sicurezza dello stare in seminario incontra la realtà fuori. Una realtà che è diversa da ciò che io vivo dentro le mura del seminario. Una realtà che è capace di ferire il mio cuore e purificare la mia capacità umana di incontrare e conoscere diverse persone in modo più profondo. C’era giorno dopo giorno da pensare profondamente. Come dice l’inno del campo di lavoro” oggi è tempo di darsi da fare, giorni interi e notti lì a pensare, a qual è il modo per migliorare questa vita e il tempo che deve venire…..” Era il tempo di mia crisi profonda. Il “tempo che deve venire” come dice l’inno. Il tempo dello scontro tra due realtà diverse che chiedeva la mia capacità umana di affrontarlo e di abbracciarlo con piena conoscenza. Provavo a mettermi in gioco durante il tempo di lavoro, della condivisione, e di tutto per poter poi condividere coi miei compagni la gioia, fatica e dolore. Le ragazze hanno riempito il mio letto di libri per scherzare e loro ridevano. Ridevamo dei tanti scherzi e eravamo tristi perché i giorni del campo di lavoro stava per finire. Scherzavo, piangevo e ridevo con i giovani e gli anziani e cercavo di mettere nelle parole tutto ciò che era dentro nel mio cuore per poter scoprire la bellezza della vita condivisa. Il nostro lavoro era a volte pesante e più leggero, spostare mobili e lavorare con il ferro con alcuni delle cose che facevamo. Durante la giornata trovavamo anche spazio per la preghiera, per chiacchierare e condividere. È vero che il lavoro era pesante ma non ho mai sentito qualcuno che si lamentasse della sua pesantezza. Non vedevamo Il nostro lavoro come un peso ma come un dono e l’opportunità di incontrare e di conoscere le persone in modo più vicino e profondo sia coloro che erano intorno a noi ma anche quelli al di là del campo del PIME, come le famiglie da dove che ci donavamo le loro cose. Dopo aver vissuto questa bellissima esperienza sento che qualcosa è cambiato e sta cambiando ancora dentro di me e nel mio cuore. Non dimenticherò mai questa esperienza e le persone che ho conosciuto qualunque strada percorrerò. Ora non ho trovato ancora la giusta risposta della domanda della bella ragazza, le sto cercando ancora e chiedo sempre a me stesso la stessa domanda” perché io sono qua al campo?”. - Evar Ortega, Seminarista PIME Prima Teologia |
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Maggio 2023
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