Cari amici, mi chiamo Edward Mbewe, sono un seminarista del PIME e provengo dallo Zambia. Sono un giovane in formazione per diventare un prete missionario, perquesto motivo mi sono imbattuto, venendo in Italia, nella realtà religiosa europea.
Mi ha colpito tantissimo l’esperienza di fede che ho vissuto da poco tempo qui in Italia, un paese ricco di cultura e arte di ogni tipo, con chiese antiche legate alle storie di santità e di dedizione umana. Pensando a tutto questo, mi è venuta in mente un’immagine: l’Europa mi appare come un vecchio giardino di fede che in effetti ha prodotto tanto frutto missionario per il mondo. Dunque mi è nata l’idea di scrivere questo messaggio, indirizzato soprattutto alla nostra generazione, che penso ne abbia davvero bisogno. Oggi dicono che la chiesa europea stia soffocando e morendo a causa della ridotta partecipazione giovanile nelle attività religiose e soprattutto perché c’è meno frequenza in chiesa. La nostra chiesa di oggi è diventata come un vecchio giardino con solo vecchi fiori dentro, un giardino che una volta produceva una bellezza enorme, ma che ora ha bisogno di evolversi e riempirsi di nuovi fiori, con un nuovo profumo e maggior ricchezza spirituale possibile. E noi? Noi che siamo i semi con la potenza di rinnovare la bellezza di questo giardino della nostra chiesa, dove ci siamo nascosti? Che cosa ne pensiamo? Tutti noi abbiamo la potenzialità e gli strumenti possibili per ridare vita e una nuova forma alla nostra chiesa morente. La verità, carissimi, è che la chiesa ha bisogno di noi! Gesù ha bisogno di noi! L’amore di Gesù è sovrabbondante, ma ci sono canali per portare ad altri il messaggio della misericordia di Dio. La situazione è molto triste, ed è più triste pensando che il nostro agire non è molto diverso da quello della parabola dei talenti detta da Gesù nel vangelo, che parla di un padrone che affida i suoi beni ai suoi tre servi, quando l’ultimo, a causa della paura, se ne andò a scavare la terra per nascondere il denaro (Mt 25, 14-30). Oggi non possiamo anche noi identificarci con questo servo? In effetti, anche noi tante volte ci nascondiamo, ci allontaniamo dalla nostra fede per vari motivi, tra quali il disagio sociale, la mancanza dello stimolo di portare avanti la nostra fede quando ci si trova in crisi e altro. Il non riuscire poi a risolvere questi nostri problemi, influenza negativamente la nostra fede e ci spinge all’abbandono di un elemento importante della nostra esistenza, cioè Dio. In questa nostra epoca, noi non viviamo più nella verità, facciamo finta di stare bene, ma il cuore si sta squarciando di dolore, l’inquietudine e tante altre preoccupazioni occupano la nostra vita e in realtà quello che ci manca davvero è l’avvicinarsi di più a Cristo e coltivare la nostra relazione con Dio. Quello che ci manca è l’amore di colui che abbiamo cercato in tutti modi di sostituire con tante altre cose mondane, dimenticando la realtà fondamentale che ci ha sostenuto e ci può sostenere per tutta la nostra vita; dimentichiamo anche che da soli non possiamo mai raggiungere la felicità vera e assoluta, che senza la vicinanza del Padre Eterno la nostra vita non avrebbe senso. Ora, la buona notizia è che non dobbiamo avere mai paura di essere sinceri con noi stessi e con il mondo. Gesù infatti ci invita a ritornare alla base, al nostro posto in chiesa. Gesù, in effetti, non ci chiede grandi sforzi, non ci chiede cento kilogrammi di fede come condizione per stare con lui, per riconoscerlo come il nostro salvatore e prendere il nostro posto attivo nella chiesa. Egli ci chiede solo un piccolo sforzo di fidarci di lui. Al Signore basta solo una fede piccola come un granello di senape, sufficiente a spostare le montagne e a creare i sentieri nel mare (Mt 13). La fede tra al’altro non è come lo pensiamo noi, la fede è come una lampada nelle mani di uno che cammina nel bosco di notte, la lampada non è sufficiente per illuminare l’intero bosco, ma solo là dove si deve mettere il piede e pian piano si arriva alla destinazione desiderata. Ecco amici, ecco come funziona la fede. Noi siamo preziosi agli occhi di Dio, perché abbiamo la possibilità di ricostruire la vera felicità prima in questa vita e poi eternamente in paradiso. Abbiamo la potenzialità e l’opportunità di ringiovanire la nostra chiesa, come giovani pieni di spirito e di vigore. Vi invito ora a ritornare a riflettere su come abbiamo vissuto la nostra fede ultimamente e a farci questa domanda onesta, “Dove colloco Gesù nella mia vita?” VOSTRO FRATELLO IN CRISTO, Edward Mbewe. Dal libro della Genesi (Gen 6,9-14.17-22)
Questa è la discendenza di Noè. Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio. Noè generò tre figli: Sem, Cam e Iafet. Ma la terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza. Dio guardò la terra ed ecco, essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra. Allora Dio disse a Noè: «È venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra Fatti un'arca di legno di cipresso […]. Ecco, io sto per mandare il diluvio, cioè le acque, sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni carne in cui c'è soffio di vita; quanto è sulla terra perirà. Ma con te io stabilisco la mia alleanza. Entrerai nell'arca tu e con te i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli. Di quanto vive, di ogni carne, introdurrai nell'arca due di ogni specie, per conservarli in vita con te: siano maschio e femmina. Degli uccelli, secondo la loro specie, del bestiame, secondo la propria specie, e di tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie, due di ognuna verranno con te, per essere conservati in vita. Quanto a te, prenditi ogni sorta di cibo da mangiare e fanne provvista: sarà di nutrimento per te e per loro». Noè eseguì ogni cosa come Dio gli aveva comandato: così fece. Meditazione Da cosa nasce il fatto che Dio abbia chiamato Noè e gli abbia chiesto di costruire una arca? Il motivo è che «la terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza» (v.11). Anche oggi, noi non siamo in una situazione diversa da quella dell’epoca di Noè: abbiamo atteggiamenti che portano a generare guerre, miserie, indifferenza di fronte ai bisogni e alle sofferenze dell’altro. Oggi, come allora, è più che mai urgente che la nostra umanità venga purificata da tale stato di corruzione. A Noè, che «era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio», è stata affidata una nuova vocazione, quella di costruire un’arca per salvare dal diluvio il genere umano. E noi? Come cristiani in generale e come seminaristi in particolare, siamo coscienti della nostra vocazione dentro questo mondo? Nel catechismo della Chiesa Cattolica, leggiamo che «la Chiesa ha visto nell’Arca di Noè una prefigurazione della salvezza per mezzo del Battesimo» (n. 1219). Fin dal principio, Dio ha sempre avuto il desiderio di salvare l’umanità dal peccato, e lo ha fatto in diversi modi, prima con il diluvio, poi con la liberazione d’Israele dalla schiavitù d’Egitto attraverso il Mar Rosso, poi con l’ingresso nella Terra promessa attraverso l’acqua del Giordano. L'acqua è simbolo, allo stesso tempo, di morte e di vita. Come spiega sempre il Catechismo: «Se l'acqua di fonte è simbolo di vita, l'acqua del mare è un simbolo di morte» (n. 1220). Nel diluvio, l’acqua ha immerso il mondo intero uccidendo il male presente, e in questo modo lo ha purificato, dando inizio ad una nuova vita per l’umanità intera. La stessa cosa avviene nel Battesimo dove veniamo immersi nella morte di Cristo per essere liberati dal peccato e venire introdotti nella vita nuova. Ringraziamo il Signore per questo dono immenso, e chiediamogli di poter anche noi, come Noè, essere strumenti di salvezza per il mondo, secondo la sua parola: “Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19). Preghiera Dio di infinità bontà, lento all’ira e pieno di misericordia, una volta hai purificato la terra dal peccato mediante Noè attraverso l’acqua del diluvio, poi con Mosè hai liberato Israele della schiavitù attraverso l’acqua del Mar Rosso, infine con Giosuè hai introdotto il tuo popolo nella Terra promessa con l’attraversata del fiume Giordano. Essi sono stati tutti prefigurazione del tuo unico Figlio, Gesù Cristo, che con la sua passione, morte e resurrezione, ci ha salvati dal peccato. Ti ringraziamo Signore perché attraverso il dono del Battesimo siamo stati anche noi immersi nella vita nuova del Cristo e introdotti alla felicità eterna che non avrà mai fine. Aiutaci a vivere ogni giorno il nostro Battesimo e, come Noè, a rispondere alla vocazione di portare, in questo nostro mondo segnato dalla corruzione della morte, la vita nuova che sgorga dal tuo Figlio. Amen 21/10/2022 ADORAZIONE EUCARISTICA in preparazione alla Giornata Missionaria Mondiale Ottobre 2022Read Now Siamo riuniti oggi davanti a Gesù Eucaristia, risorto e presente in mezzo a noi, centro della nostra fede, per pregare per tutti i missionari sparsi nel mondo. Ci metteremo in ascolto della testimonianza di alcuni missionari: il loro esempio e la loro esperienza siano per noi “vite che parlano” e ci diano coraggio, perché anche noi impariamo a far sì che la nostra stessa vita diventi una “vita che parla”. Vangelo - Lc 10,21-24 In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo». E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono”. Don Leo Commissari Don Leo Commissari nasce a Mordano, Diocesi di Imola (BO), nel 1942. La sua famiglia vive una profonda esperienza di fede; suo fratello maggiore, Filippo, parte nel 1956 per Hong Kong come missionario del PIME: questa scelta influenzerà Leo e farà maturare anche in lui la vocazione missionaria, rivolta al Brasile, dove si recherà nel 1970. Vive una prima esperienza a Salvador de Bahia, nel Nord del Paese, per circa 7 anni, e successivamente si recherà a São Bernardo do Campo (Stato di San Paolo), dal 1978 al 1998, quando verrà ucciso nella favela dell'Oleoduto, dove aveva scelto di vivere. Insieme ad altri due sacerdoti fidei donum e 5 suore aveva dato vita al Progetto Chiese Sorelle Imola - Santo Andrè. Le parole di don Leo La favela è il luogo del rifiuto, è l'ultimo posto dove una persona può incontrare uno spazio per vivere. Questa è la prima volta che noi passiamo il Natale nella favela. Ci siamo venuti per condividere la condizione dei poveri, dei più poveri. In questo Natale ci si è manifestata la verità di questa scelta. Se Gesù nascesse oggi in questa città sarebbe venuto a nascere proprio qui, in una baracca, forse la più malmessa. Sarebbe stato accolto da questa gente, anch'essa rifiutata dalla città e costretta a vivere in una precarietà quasi totale. Il Natale di quest'anno ci ha mostrato ancor più chiaramente il significato dell'Incarnazione come segno della infinita Misericordia del Signore per i più piccoli. Ed è proprio in mezzo a questi piccoli che la Chiesa rinasce con tutto il suo slancio, la freschezza e la vitalità di una realtà nuova e di liberazione. La Chiesa diventa la vera e unica speranza dei poveri. Noi sentiamo, nella contemplazione del Signore che nasce nella povertà estrema di Betlemme, che condividere la vita di questi poveri vuol dire diventare anche noi poveri come loro. Preghiera
O Dio, tu vuoi che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità; guarda quant'è grande la tua mèsse e manda i tuoi operai, perché sia annunziato il Vangelo a ogni creatura; e il tuo popolo, radunato dalla parola di vita e plasmato dalla forza dei sacramenti, proceda nella via della salvezza e dell'amore. Amen. |
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Maggio 2023
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