![]() Carissimi amici, sono Gianluca seminarista del PIME a Monza, ho 37 anni e provengo da Racconigi un piccolo paesino del nord Italia. Quest’anno sarà per me l’ultimo anno di seminario e se tutto andrà bene alla fine dell’anno dovrei essere ordinato presbitero e inviato in missione; chissà forse proprio in Brasile… La mia storia vocazionale inizia nel 2004 e a dire il vero, l’ultima cosa che pensavo di fare era quella di diventar un prete missionario. Al tempo lavoravo come meccanico, lavoro che ormai facevo da circa 10 anni dopo aver terminato al scuola, ma grazie a Dio non avevo solo il lavoro, c’erano gli amici e frequentavo una ragazza da circa tre anni con cui condividevo molte cose fino al punto di pianificare la data del matrimonio, ma come capita in tutte le storie accade un bel giorno qualcosa che ti cambia la vita. Pian piano stava entrando in me l’idea che lei non fosse la ragazza giusta per me, pertanto mi dissi: “non mi piace più la bionda e allora cercherò la bruna”. Alla fine la lasciai, ma in realtà non avevo ancora ben capito che non era una questione di bionda o bruna, la questione era che il Capo (il Signore), stava chiamando e da buon Pastore incominciava a tirar le redini al suo asinello impazzito. Si avete capito bene, l’asinello impazzito poiché ci misi ancora un anno prima di decidermi a chiedere consiglio a qualche dipendente più diretto del Capo. Ci misi tanto prima di tutto perché non ero un assiduo frequentatore della parrocchia e la messa domenicale era un optional. Arrivando al nocciolo tutto ebbe inizio quando toccai il fondo, lasciata la ragazza mi ritrovai di nuovo con gli amici pensando di divertirmi come un tempo, inoltre non escludevo una nuova relazione con una ragazza, ma più mi ostinavo e più la strada si chiudeva d’innanzi a me, pur provando tutto nulla mi convinceva, ero ormai preso dall’angoscia fino al punto che questa angoscia incominciò a pormi delle domande: “Che senso ha la vita? Se uno non è felice come può realizzarsi? Che cos’è la felicità? Se Dio è buono perché non riesco ad essere felice?”. Fu a questo punto, quando sembrava che nulla potesse più cambiare la mia vita che mia madre preoccupata del mio stato d’animo mi propose di fare un pellegrinaggio a Sotto il Monte (città natale di Papa Giovanni XXIII). Appena arrivammo sul luogo entrammo in chiesa e mia madre mi disse: “ cerco un prete per confessarmi” ed io gli risposi: “fai come vuoi, io ti aspetto qui tanto non saprei che cosa raccontare”. A quel punto mia madre si avvicinò ad una signora poco distante da noi e gli chiese: “Scusi, non sa se c’è un prete che può confessarmi”, la signora indicandomi disse a mia madre: “certo! Non lo vede, e proprio dietro di lei”, mia madre stupefatta non poté che dirgli che io ero suo figlio e non il prete. A quelle parole io rimasi turbato a tal punto che mi arrabbiai così tanto che dovetti uscire dalla chiesa e inconsapevolmente, con mia madre che tentava di calmarmi, mi dirigevo verso l’ex seminario del PIME a sotto il monte dove incontrai p. Luigi Curnis (attualmente padre spirituale nel seminario di Brusque in Brasile) che ebbe la capacità di tranquillizzarmi. Da quel momento passò ancora un anno prima di intraprendere un percorso vocazionale, ma nello stesso anno ebbi la grazia di partecipare a tre pellegrinaggi mariani, il primo a Lourdes, il secondo a Fatima ed il terzo a Medjugore e alla fine fu proprio l’intercessione della Madonna che mi aiutò a dire di sì al Signore, ritornando così al PIME e affidandomi ai padri che mi accolsero. Quando decisi di entrare in seminario i miei familiari e specialmente mio padre e mia sorella mi chiesero se ero sicuro, anzi se stavo diventando pazzo e ci misero qualche anno prima di convincersi che questa è la strada scelta dal Signore per me, ma ora vedendomi realmente sereno anche loro hanno capito che non fu un ripiego l’entrare in seminario, ma era l’inquietudine di non aver ancora trovato la mia felicità! Cari amici sappiate che io pensavo che la felicità si dovesse comprare, ma sbagliavo! La mia felicità mi è stata donata gratuitamente, il resto certamente comporta un po’ di fatica, ma nulla è paragonabile alla gioia di poter dire: “Ora non mi sento più solo, perché tu sei sempre con me mio Dio; mio Re!”. Qualunque sia la vostra scelta: una vita da sposati, una vita da missionari o monaci o religiosi, qualunque essa sia non dimenticate mai che solo il Capo ha l’occhio lungo e sa che cosa è bene per noi, infatti Dio non delude mai, solo a parole di vita eterna. Un saluto a tutti Gianluca
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![]() Cari amici, In india, nello stato di Andhrapradesh c’è una città si chiama Eluru. In quella città abita una famiglia di nome Gosala. Il padre di quella casa si chiama Hemadri e la mamma si chiama Rani. Hanno tre figli maschi, si chiamano, Satish, Naresh e Rajesh. Il maggiore, Satish si è sposato con una ragazza di quella città, è si chiama Sunita, con la grazia del Signore hanno avuto due Figlie, si chiamano Harshita e Hasini. Invece il più piccolo della famiglia non è ancora sposato e sta lavorando. La famiglia originariamente non era cristiana, era indù. Il padre di Hemadri si è convertito e ha fatto battezzare i suoi figli, di conseguenza Hemadri e Rani sono sposati nella chiesa cattolica. Dall’ora i genitori hanno sempre condiviso la loro fede con i loro figli. Il motivo per cui i fratelli sono sempre legati uno con l’altro è per questo. Hemadri e Rani sono sempre stati dei bravi genitori verso i loro figli. Il secondo figlio, Naresh, da piccolo aveva il desiderio di diventare prete. Quando aveva 15 anni presentò il suo desiderio al padre. Al contrario suo padre disse di aspettare perché era ancora piccolo di decidere la propria vita. Perciò Naresh aveva aspettato ancora, ma intanto era molto attivo delle cose della chiesa. Era un chierichetto e faceva parte anche del coro della sua parrocchia. Naresh studiava dalle suore, che l’ho aiutavano ad approfondire la sua fede. Non mancava mai alla santa messa della domenica, se era possibile andava in chiesa anche nei pomeriggi per stare un po’ davanti al Santissimo. Così, viveva come tutti gli altri la religione con tanta semplicità. Naresh, quando aveva 17 anni, ha presentato al padre il suo desiderio di diventare prete ancora una volta, ma questa volta il padre non aveva ragione per non accettare il desiderio del figlio. Quindi, conoscendo un po’ il lavoro della predicazione che faceva il PIME, Naresh nell’anno 2000 entra nel seminario del PIME che sta nella sua città, Eluru. La famiglia all’inizio, non era cosi contenta della scelta, perché secondo la cultura degli Indù, un uomo deve sposarsi e portare avanti il proprio nome della famiglia. Però col tempo, i genitori di Naresh si adeguano alla scelta del figlio sostenendolo in maniera straordinaria, la chiamata che lui ha ricevuto dalla bontà del Signore Gesù. Il desiderio per le missioni, Naresh l’aveva approfondito, mentre stava in seminario. Il seminario gli aveva insegnato tante cose nuove e tutto quello che è lui adesso grazie alla sua famiglia e grazie al PIME. Ovviamente il cambiamento si è sviluppato nella sua vita, perché il seminario che frequentava l’ho ha aiutato sia spiritualmente che psicologicamente. L’ho ha fatto diventare un uomo maturo, di conseguenza oggi Naresh è molto felice di essere servo del Signore. Ha capito bene che, il Signore Gesù che ha annunciato, sta annunciando e annuncerà nel futuro non è un concetto ma una Persona vivente. Lui è pronto a lavorare per il Signore Gesù con tutti i suoi limiti e difetti, perché crede fermamente che il Signore Gesù non ci cancella dai difetti, ma ci dà la forza di trasformare quei difetti come la forza per annunciare la sua buona notizia. Ora lui è un diacono che sta aspettando per quel giorno in cui lui diventerà al 100% lo strumento nelle mani del Signore Gesù. Ecco questo Naresh, sono io, questa è la mia storia, non è una storia straordinaria dove ci sono state delle visioni particolari. E di questo che voglio dire a coloro che stanno leggendo la mia storia che la vita è molto bella e che Dio parla nella semplicità con tutti noi, perciò sta a noi cogliere la sua voce nella semplicità del cuore. Questo ci insegna Gesù, perciò chiedo ad ognuno di aprire il proprio cuore e chiedere il suo aiuto. Grazie Nella fede Naresh Gosala PIME ![]() Il 6 aprile 2013 è per me una data importante, da ricordare. Nella Cattedrale della mia diocesi, Ragusa, sarò ordinato sacerdote dal mio vescovo! Un senso profondo di gratitudine pervade l’anima mia. Grato soprattutto al Signore, che si rivela sempre più nella mia vita, come il “Signore della vita”! Quella stessa vita che da Lui scaturisce come una sorgente e che mi è stata trasmessa dai miei genitori. Il mio primo pensiero non può che andare a loro. Loro che mi hanno voluto intensamente, mi hanno curato, protetto e mi hanno trasmesso questo forte senso di attaccamento alla vita, di amore per la vita. Trentatre anni fa a rischio della sua stessa vita, mia madre decise di portare avanti la gravidanza nonostante i medici le avessero consigliato vivamente di interromperla. Scelte di vita che generano vita. Una vita fondamentalmente serena la mia, ricca di esperienze di incontri che hanno suscitato in me pian piano degli interrogativi sul senso profondo di questa vita. Oggi mi vengono in mente le parole del nostro P. Clemente Vismara, missionario in Myanmar: “La vita è fatta per esplodere, per andare più lontano. La vita è bella quando la si dona”. Ricordo un momento particolare in cui decisi in cuor mio di “farla esplodere questa vita” e cominciai “andando più lontano”! Era l’estate del 2000 e a vent’anni insieme a due miei compagni di classe andai a cercare lavoro a Londra. Penso sia stato un momento importante per la mia crescita umana, un momento di svolta. Avevo acquisito una certa autonomia, indipendenza, mi rendevo conto che ero in grado di badare a me stesso e pure mi accorgevo che in qualche modo mi veniva chiesto di andare ancora più lontano. Rientrato in Italia alla fine dell’estate ripresi i miei studi, volevo fare l’ingegnere, come buona parte dei miei compagni di classe. Allora partii per Torino e un pomeriggio ricevetti la telefonata di un amico che mi comunicava il suo ingresso in seminario a Ragusa. In quel momento sentii dentro me una gioia grandissima! Ero proprio contento per lui! Ma talmente contento che non riuscivo a prender sonno. Finchè ad un certo punto iniziai a chiedermi se tutta quella gioia, quella pace interiore che provavo per lui non potessi provarla anche per me! Alle tre di notte saltai fuori dal letto, svegliai il mio compagno di stanza e gli dissi: “Leo, mollo l’università!”. Poverino si svegliò, mi guardò e mi disse: “Ma sei scemo?” Gli risposi che avevo intenzione di entrare in seminario, lui si girò dall’altra parte e mi disse: “Lo sapevo!”. Da quel momento in poi mi fu chiaro che la strada che volevo percorrere era quella del sacerdozio. Iniziai così un periodo di discernimento con il mio padre spirituale che due anni dopo mi avrebbe portato all’ingresso nel seminario di Ragusa. Durante questo periodo di discernimento c’è stata un’esperienza che mi ha particolarmente segnato, un Campo di Formazione Missionaria in Missione, organizzato dalle Pontificie Opere Missionarie in Zambia. In quell’esperienza ho scoperto una parte di me, che emergeva sempre più e che mi sfidava ad andare ancora “più lontano”! La freschezza e la bellezza della Missione avevano cambiato il mio sguardo. Rileggevo la mia vita e mi rendevo conto che una vita così valeva la pena di essere vissuta! A settembre iniziai lo studio della filosofia ma dopo appena un anno, la salute dei miei genitori cominciò a peggiorare. Ancora una volta mi veniva chiesto di “andare più lontano”. Custodivo nel cuore il desiderio del sacerdozio, del sacerdozio missionario, lasciai il seminario per assistere i miei genitori e intanto continuavo i miei studi di teologia. Sono stati anni intensi e ricchi. Nel 2007 papà moriva e ancora una volta ero chiamato a reinventare la mia vita. La passione e l’amore per la Missione continuavano a dare significato alla mia vita al punto che non riuscivo ad immaginare una vita non missionaria! Così decisi di darmi un termine ben preciso e ultimati i miei studi di teologia nel 2009, a settembre sono stato accolto nel Seminario Teologico del Pime di Monza. Da subito mi è stata offerta l’opportunità di inserirmi nelle attività di animazione missionaria che il Pime propone ai giovani. Cominciai a frequentare la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale e continuavo il mio cammino di formazione verso il sacerdozio. Nel 2010 le condizioni di salute della mamma peggiorarono e in estate dopo mesi di ospedale anche lei ci lasciava. Fu un momento davvero pesante, eppure non ho mai smesso di sperare e di lottare. Mi rendevo conto che era necessario “ripartire”, occorreva “andare più lontano”! Ricordo bene un momento in cui in un modo lucidissimo mi chiesi che senso avesse la situazione che stavo vivendo. Se il Signore permetteva tutto questo era perché probabilmente mi voleva libero. Libero di seguirlo, allora decisi che avrei accettato qualunque destinazione mi sarebbe stata proposta. Ero disposto ad andare ovunque, “fino agli estremi confini”! Nel 2011 il primo ottobre, festa di S. Teresa di Lisieux, sono stato ordinato diacono nel Duomo di Milano. Ero davvero felice! Ero impegnato in Parrocchia, continuavo i miei studi, si avvicinava sempre di più ciò che da tempo desideravo e tre settimane dopo mi ritrovai ricoverato in una Clinica Ematologica! La diagnosi era chiara da subito: Leucemia Mieloide Acuta. In quel momento dissi in cuor mio: “Ti avevo promesso che sarei andato ovunque, se questa è la mia destinazione, io non mi tiro indietro: sarò Missionario dove Tu vorrai!”. Allora iniziai un viaggio, un viaggio interiore che non avevo mai fatto. Un viaggio attraverso la mia “carne” direbbe S. Paolo. Iniziai subito le chemioterapie, ma queste non bastavano, era necessario un trapianto di midollo e mio fratello non era compatibile. Bisognava trovare un donatore e bisognava trovarlo in tempo. A natale, dopo il terzo ciclo di chemioterapia giunge una chiamata dalla clinica: da Los Angeles, letteralmente la “città degli angeli” una persona è disposta a donare delle cellule staminali del suo midollo. Il 2 di febbraio un piccolo gesto gratuito, mi ha ridonato la vita! Così come nostro Signore Gesù Cristo con un gesto gratuito duemila anni fa ha ridonato la vita a ciascuno di noi! La citazione biblica che ho scelto per la mia ordinazione è tratta dalla seconda lettera ai Corinzi: “Noi però abbiamo questo tesoro in vasi di creta”(2Cor 4,7). S. Paolo paragona la condizione umana ad un “vaso di creta” e giorno dopo giorno sperimento sempre più questa fragilità; eppure vorrei concentrare la mia attenzione su questo tesoro. Abbiamo ricevuto un tesoro grande: La vita! E “la vita è fatta per esplodere! Per andare più lontano! La vita è bella quando la si dona!”. Per questo voglio donare la mia vita per la Missione! E voi? ![]() Ciao tutti, La felicità eterna è la vocazione della vita di ciascuno. Mi chiamo ANAND TALLURI, che nella mia lingua Telugu significa ‘Felice’. Nato il 21 maggio 1985 a Vijayawada, nello stato di Andhra Pradesh, India. Nella mia famiglia siamo 5 fratelli ed io sono il più piccolo. Se dovessi scavare le radici della mia vocazione, le troverei in due diverse fonti: quello della vocazione al sacerdozio si trova nella mia famiglia e le radici della vocazione missionaria si trovano sotto il rettorato di P. Giovanni Leoncini, PIME, nel seminario diocesano dove mi ispiravano molto le missioni. I miei genitori erano i catechisti e lavoravano molto nel campo dell’evangelizzazione. Sono veramente fiero di mio padre che ha dedicato tutta la sua vita per l’opera di evangelizzazione sia nella sua parrocchia che nella mia diocesi proiettando film religiosi in diversi villaggi. Nel 1997, all’età di 12 anni, sono entrato nel seminario diocesano dove P. Giovanni Leoncini, PIME, era rettore. La sua vita mi ha ispirato molto per le missioni. Io lo considero sempre come mio guru (maestro). Dopo sei anni di seminario diocesano, nel 2003 ho espresso al rettore il mio desiderio di entrare nel PIME per le missioni. Con il permesso dei superiori, nel 2003 sono entrato nel PIME. In effetti, questa decisione non è stata facile. Era difficile discernere tra Diocesi e Missione, tra i cari amici diocesani ed il nuovo istituto PIME. Quando lo comunicai in famiglia, mia madre pianse molto e fu difficile convincere i miei familiari della mia scelta. Mi stupì la forza che avevo nel parlare con i superiori della diocesi, del PIME e con i miei familiari della mia scelta missionaria. Questa è la forza dello Spirito. Mi sono laureato in Letteratura francese e dopodiché ho fatto Filosofia, un anno d’esperienza con i ragazzi di strada e un anno di spiritualità in India. Nel 2010 sono arrivato in Italia per il fine di studiare Teologia presso il seminario teologico del PIME a Monza. Ora sto frequentando il secondo anno e non vedo l’ora di partire per la missione! Missione non è soltanto un ‘darsi’ ma è il ‘darsi’ per Cristo Gesù. Con questo, vi auguro Buon Cammino e viva la Missione! ![]() Non è semplicemente un dovere per me parlare di missione nel cammino della mia vocazione ma più di un dovere, è la riconoscenza di un’esperienza della gratuità dell’amore di Dio nella mia vita. All’origine della missione e della vocazione c’è la gratuità di Dio che ci concede dei genitori, un ambiente ed una cultura, che fanno parte di un programma misterioso della pedagogia di Dio che ci educa a guardare in alto e a prendere Dio sul serio nell’attimo presente di ogni vita. Tutti noi vogliamo vivere felici, ma abbiamo gli occhi confusi quando dobbiamo discernere ciò che rende veramente felice una vita, per questo, abbiamo bisogno di un catalizzatore che ci aiuti a rendere evidenti gli elementi determinanti per questa nostra felicità. Io ho scelto, con la grazia di Dio, una delle tante modalità: quella missionaria, per evidenziare mio “si” alla realizzazione della sua volontà, vero nome della mia felicità. Il missionario non è soltanto un educatore e un chiarificatore delle coscienze ma è anche chi toglie la fatale confusione della vita che non ha Dio come fondamento. Ha scommesso la propria vita perché gli altri possano, grazie alla sua testimonianza e alla fede in Gesù, discernere ciò che rende veramente felici gli uomini. Dopo aver fatto un’esperienza di Dio che ci vuole bene da sempre in modo gratuito, non può più tacere rimanendo a casa propria. Spinto nello spirito ad andare incontro all’Alterità, ovunque essa sia, per portare la felicità vera che non è un’idea, né un mito ma una persona in carne ed ossa: Gesù il Nazareno . Nella mia piccola esperienza mi sono accorto che se nella vita siamo felici finché non perdiamo la speranza di essere felici in futuro, è anche vero che svaniscono le speranze che non sono poggiate, agganciate o meglio innestate ad un tronco forte. Riguardo al missionario, il tronco forte e sicuro è Gesù. Il missionario ha il compito di mantenere non solo la fede ma anche la speranza. Spesso mi chiedo dopo profonda meditazione, come trattenere la speranza oggi nella nostra società, meglio come il missionario può proporre a questa mia generazione la vera felicità che inconsapevolmente ricerca, cioè Gesù. Mi chiedo come un giovane oggi possa cogliere la propria vocazione con le mille proposte che la società consumistica offre. Vanno colte non solo le tracce di Dio ma la sua prossimità, la sua vicinanza. Pensiamo serva un’esperienza forte dell’amore profondo di Dio per svegliarci dal sonno dell’indifferenza. L’indifferenza è micidiale. Occorrono coraggio e umiltà per potersi soffermare sulla propria storia per accorgersi della presenza operante di Dio. Sono convinto che solo la presenza di Dio conceda ad ogni vita i propri orizzonti di senso. La presenza magnanima di Dio non ci salva fuori della nostra storia. La fede cristiana non è solo dono e grazia ma anche figlia della comunità cristiana, è in essa che si svela nell’esperienza quotidiana, il gusto del credere e la sua bellezza. Se l’ambiente è anche determinate nella nascita della fede allora si capisce a volte perché comunicare la fede sia faticoso in un mondo globalizzato laddove dominano svago,superficialità, individualismo e ricerca sfrenata del guadagno a tutti i costi. Cosa vi posso raccontare della mia vita? Io sono il settimo di dieci figli di Sodea Daniel e Didi Marthe, una grande famiglia nella quale coabitano pacificamente musulmani, protestanti, cattolici e animisti. Col passare degli anni mi sono convinto che, se lo Spirito Santo è il protagonista centrale della evangelizzazione, è anche vero che la fede cristiana scaturisce dall’incontro con un testimone. La mia vocazione inizia con il marito di mia zia, Charles Borromee che non aveva avuto figli, mi viene a prendere per che potessi restare con lui. Persona per bene di grande fede cristiana, mi insegna le mie prime preghiere e mi fa fare la catechesi in vista dei sacramenti. Ma ancor più determinanti sono gli incontri con i padri missionari Oblati di Maria Immacolata di Francia, con cui ho pian piano imparato nella preghiera a discernere ciò che voleva per me il Signore. Prima avevo pensato di fare il prete diocesano, cosi sono andato in seminario. Poi ho fatto una sosta per gli studi filosofici all’università, laureandomi in filosofia con indirizzo educazione. Dopo la mia Laurea, sentendo sempre più forte questo mio desiderio di offrire la mia vita a Dio mediante il sacerdozio, ho deciso con l’aiuto del mio padre spirituale di fare la scelta di ritornare, ma questa volta la scelta era di impegnarmi per la missione come quei bravi Padri missionari che hanno troncato la loro vita e la speranza della loro famiglia per portarmi la Buona Novella nella mia foresta e savana africana. Sento la mia vocazione, per dirla in breve, come risposta di riconoscenza verso i sacrifici dei padri missionari che generosamente hanno dato tutto perché potessimo diventare più umani meglio figli di Dio mediante l’acquisizione graduale ma radicale della mentalità di Gesù il CRISTO. Oggi, scrivendo questa sintesi della mia storia, vedo tanti volti che mi hanno accompagnato e continuano ancora anche morti a sostenermi penso a Monseigneur Yves Plumey, Pere Daniele Awa, Pere Jean Lamy, Pere Carlos, Seminarista Amadou Cosmas, Padre Mario Bortoletto. |
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Novembre 2022
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