![]() Missionarietà: “Di me sarete testimoni" oggi inizia la celebrazione della giornata mondiale delle missioni, e siamo particolarmente invitati, in ogni comunità, a pregare per i missionari che nel mondo testimoniano il Vangelo di Gesù. La mia testimonianza si concentrerà su alcuni punti: primo com’è nata la mia vocazione missionaria e poi le guide che mi accompagnano in questo progetto di Dio nella mia vita. sono JUSTIN ATHA MONTON, ho 33 anni, sono originario dalla Costa d'Avorio. Sono entrato nel PIME nel 2013 e, per continuare la mia formazione al presbiterato missionario, dall’2 settembre 2019 sono qui in Italia. Per comunicare solo alcuni aspetti della mia nazione, devo partire dicendo che è un bellissimo paese, con una popolazione numerosa e giovane. È un paese dove la fede cristiana è vivace attraverso i movimenti di azione cattolica, le comunità ecclesiali di base. È una Chiesa molto giovane che ha celebrato 125 anni di evangelizzazione, e è sta evangelizzata dalla società delle missioni africane, fondata da Marion Bresilac. Io vengo proprio da questo contesto e porto con me questa esperienza. La mia vocazione missionaria è nata da due cose quando ero in quinta media: primo, attraverso l’incontro di un prete missionario orionino. Sono stato attratto da una cosa che ad alcuni può sembrare poco importante, sono stato attratto dalla talare del prete, e quando ho posato gli occhi su di lui, mi sono detto, voglio essere come questo uomo. Dopo sono entrato nel gruppo di discernimento vocazionale e ho partecipato ai alcuni ritiri vocazionali, dove ho maturato e capito il vero significato di questo incontro, è che attraverso il vestito del sacerdote c'era Gesù che mi invitava a seguirlo, e la cosa più importante non è il vestito, ma è Gesù che è l’iniziativa della mia chiamata. Poi, è da questo brano che ben esprime il significato della mia vocazione: “Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? E come potranno sentirne parlare, se non c'è chi lo annunzi? E come annunzieranno se non sono mandati?” Rm 10,14-15 Questo versetto mi aiuta anche a capire me stesso e il senso della mia vita, che è quello di diventare come Gesù, annunciare la buona notizia che è la persona di Gesù, vivendo nel servizio come Lui. Riguarda, le guide che mi accompagnano in questo progetto di Dio nella mia vita, le prime guide sono state i miei genitori che mi hanno accompagnato attraverso i consigli ma soprattutto con la preghiera. Inoltre, i miei formatori, che mi aiutano a maturare la mia chiamata alla missione e infine la comunità parrocchiale, il mio luogo d’apostolato, è una guida, mi insegna ad andare oltre il convenevole e l’incontro superficiale, ma mi insegna a come devo comportarmi con la gente, soprattutto con i giovani. Sono entrato in contatto con i missionari del PIME e con alcuni di loro ho fatto un discernimento per vedere come impegnare la mia vita. L’Istituto missionario PIME ha una caratteristica per me importante: i suoi membri entrano a lavorare in una diocesi e operano in tutto in comunione con essa e con essa esprimono la ricchezza delle loro esperienze e programmi di evangelizzazione. Alla base di tutto c’è il fatto che tutti i missionari lasciano il loro paese, cultura e vita di chiesa e si fanno accogliere in un’altra parte, a volte anche più imperfetta di forme e risorse per una comunione ecclesiale vivace. Il PIME chiede ai suoi membri proprio questa disponibilità ad agire in modo disinteressato. ![]() Sono Ajay Gudapati e vengo dall'India. Sono nato e cresciuto in una famiglia di fede cristiana, cattolica. La mamma è nata come cristiana invece il papà si è convertito. prima di sposarsi. Sono tutti e due molto attivi nella vita della Chiesa e della parrocchia. Siamo tre fratelli, io sono il più grande. Quando ho detto ai miei che stavo pensando di diventare sacerdote sono stati contenti, hanno accolto con gioia questa notizia e mi hanno sostenuto sempre. Nel giorno in cui ero pronto ad iniziare il mio cammino nel seminario minore in India, mio padre mi ha detto una cosa che ricordo molto bene: “Se vuoi diventare sacerdote dovrai essere sempre contento di donare a Dio la tua vita”. Voleva dirmi di essere contento di donare la vita a Dio per gli altri e trovare tempo per tutti. Sono già passati dodici anni da queste parole, ma esse continuano a risuonare sempre nelle mie orecchie. Ho cercato di metterle in pratica e di essere sempre aperto per formarmi al meglio possibile per il servizio della missione. A volte i miei amici mi fanno domande sulla vocazione missionaria. Ad esempio: “Cosa ti ha fatto lasciare casa tua per andare dove nessuno ti conosce? …e non sai neanche dove andrai a finire alla fine del tuo percorso formativo!”. La mia risposta è: “L’amore di Dio mi ha spinto a voler diventare missionario. Quindi andrò dove Lui vuole. E una volta arrivato, imparerò a conoscere la gente del posto.". A dire il vero, sto già sperimentando questa cosa qui in Italia. Prima di venire ad Agrate non conoscevo quasi nessuno, tranne gli amici del PIME che frequentano il seminario a Monza, però poi Dio mi ha fatto conoscere voi e ha fatto di me uno della vostra comunità. Questo è un fatto concreto con quale posso rispondere alla domanda di sopra. Questa esperienza con voi mi aiuta a discernere meglio la vocazione missionaria ed essere più sereno con la scelta fatta dodici anni fa. La vita in seminario è bella, perché c’è tempo per tutto: tempo per pregare, tempo per studiare, tempo per divertirsi, tempo per l’apostolato, ecc. Abbiamo tre tipi di formazione qui in seminario: umana, spirituale, e intellettuale. I nostri formatori sono sempre disponibili ad aiutarci per capire meglio e discernere la vocazione missionaria. Il mio padre spirituale mi dice sempre: “Gesù è il grande maestro, impara da lui! Guardando la croce imparerai come essere pronto per dare la vita per gli altri”. È vero, cerco sempre di mettere in pratica queste parole, cercando di essere umile come Gesù ci ha insegnato, essere sereno e imparare da Lui ogni volta che mi trovo in difficoltà. Siamo 61 seminaristi provenienti dal tutto il mondo. Una comunità dove non manca la diversità, però c’è una cosa che ci unisce: la chiamata del Signore alla vocazione missionaria. La cosa più bella di essere in seminario è proprio quella di stare insieme e diventare quegli uomini maturi e sereni, di cui il Signore ha bisogno per la sua missione. Il nostro obbiettivo, infatti, non è soltanto diventare missionari ma uomini di Dio. Vi ringrazio quindi per la vostra accoglienza e vi chiedo di pregare per noi seminaristi, per i missionari del PIME, per tutti i missionari, e perché ci siano tutte quelle nuove vocazioni di cui il Signore ha bisogno. |
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Novembre 2022
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