![]() La mia vocazione è nata prima di tutto dalla ricerca del senso della mia vita. Infatti, il mio 17° anno, tanti interrogativi di senso della vita mi giravano la testa: chi sono io? Perché e per chi vivo? Cosa devo fare per essere felice? Ho provato a cercare le soluzioni nei libri. Ma più leggevo, più sorgevano le domande. Ne sorgevano anche nell’ambito religioso: ma chi è questo Dio provvidente che mi viene in aiuto quando ho bisogno? Nello stesso tempo, ho sentito il desiderio di approfondire la mia fede cristiana. Così, ho iniziato ad avvicinarmi di più alla parrocchia e ad aderire ad alcuni gruppi giovanili. Il secondo fatto è legato all’incontro con alcuni missionari del PIME che mi hanno colpito con il loro modo di vivere. Vedendoli così felici nel fare il bene durante la crisi che ha colpito il mio bel paese, e pur essendo in mezzo ad un popolo che non è loro, si davano da fare, a volte rischiando la propria vita per salvarne altre, il mio desiderio si è attizzato. Tante domande, ancora, sgorgavano sempre e di più dalla mia mente. Perché la sofferenza? Dio si sarà dimenticato di alcuni suoi figli? Ci hanno ingannato al catechismo dicendoci che Dio è buono e non abbandona mai i suoi figli? Che fare? Perdere la fede in un Dio che vede la sofferenza di certa gente senza reagire? Sicuramente no! Perché altrove suscita qualcuno a salvarli. La soluzione è stata leggere tutta la Bibbia per capire di più quel Dio. Questo è l’inizio del mio cammino vocazionale. La lettura della Bibbia mi ha trasformato. Perché sono stato colpito, da non poterne guarire, dalla finale del Vangelo di Marco: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura […] allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva con loro e confermava la Parola con i segni che l’accompagnavano. (Mc 16, 15-20). Il problema è chi sono quelli che Cristo manda? Invia ancora gente oggi? Queste parole ardevano il mio cuore cosicché non potevo meditare senza ricordarmele. Ma non dissi niente a nessuno. Un giorno, padre Gabriel mi chiese se volessi partecipare ad un incontro del gruppo vocazionale. La mia risposta era immediata: “no”! Perché non voglio essere prete”. Una seconda volta mi fece la stessa richiesta. Allora ho detto: “stavolta, ci vado, poi basta”. Cosa strana, si parlava quel giorno della vocazione di Isaia. Il tema mi piacque e ho deciso di partecipare a tutti gli incontri. E’ là che ho capito che quelle parole di Marco che meditato sempre si rivolgevano non solo agli altri, ma anche a me in modo particolare. Ho iniziato anche a confidarmi con p. Graziano Michielan che mi ha aiutato pian piano a capire cosa mi stava succedendo. Essendomi, poi, accorto che tante persone non conoscono ancora Cristo e la sua buona Notizia, e che tante altre hanno lasciato famiglia, cultura e nazione per portarmi questo Gesù che mi ha affascinato con la sua parola, e avendo fatto l’esperienza della sua azione provvidente nella mia vita, ho deciso, con l’aiuto dei padri che mi accompagnavano, d’impegnarmi anch’io nell’opera d’evangelizzazione facendo mia il suo mandato missionario, rispondendo come Isaia: “Eccomi, manda me!” (Is 6,8). Dopo essermi informato sul carisma di vari istituti missionari, ho scelto il PIME visto il suo carisma che corrispondeva al mio desiderio. Ho quindi chiesto di essere ammesso in seminario. Così, dopo tre (03) anni di formazione in Costa d’Avorio, due (02) a Roma e tre a Monza (con l’ordinazione diaconale), sto concludendo questo lungo cammino pieno di belle esperienze vissute con il Signore e con gli altri.
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Novembre 2022
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