LE TAPPE DELLA FORMAZIONE AL PRESBITERATO
+Lo studio della lingua
Il periodo dello studio della lingua è parte integrante del cammino formativo. Da curare in modo particolare è l’accompagnamento spirituale, poiché l’esperienza di vita in un altro contesto culturale e linguistico può avere un impatto non indifferente sullo stato d’animo del giovane. Lo studio della lingua sia organizzato dalla comunità formativa del Seminario di filosofia o di teologia.
L’insegnamento della lingua sia qualificato e specializzato, in modo da non compromettere la formazione seguente. Come regola i candidati dedichino un anno intero allo studio della lingua. Se nel corso del cammino si constata un’incapacità marcata nell’apprendere lingue straniere, si valuti l’opportunità di indirizzare il giovane ad un servizio nella sua Chiesa d’origine.
+Seminario filosofico
La finalità del biennio filosofico è di iniziare quell’itinerario che porta il giovane alla realizzazione della sua vocazione missionaria presbiterale. L’itinerario formativo in questa fase continua e conclude il processo pedagogico di discernimento come preparazione immediata al quadriennio teologico.
Il Superiore Regionale, con il consenso del suo consiglio, ammette il giovane al Seminario ed informa la Direzione Generale. Sia data alla Equipe formativa una presentazione scritta per ogni giovane con la relativa documentazione richiesta dal n. 96 del Direttorio Generale della Formazione.
Tutti gli studenti siano ammessi al Seminario filosofico solo dopo “aver compiuto e superato positivamente il ciclo degli studi secondari richiesti per accedere agli studi superiori”[1] e se hanno la maturità umana e spirituale descritta nel Direttorio Generale.[2] I casi particolari verranno discussi tra Rettore e la Direzione Generale.
Nei paesi dove il P.I.M.E. non ha un suo Seminario maggiore del Primo ciclo, i seminaristi siano mandati in un altro Seminario filosofico del P.I.M.E. previo consenso della Direzione Generale, oppure in un Seminario locale di fiducia. In quest’ultimo caso il Superiore Regionale o un suo delegato incontri i seminaristi periodicamente e si tenga informato su di loro.
Per le varie tappe della proposta formativa i Seminari del Primo ciclo, se opportuno, seguano le scadenze della Chiesa locale e tengano presente il programma di formazione stabilito dalla relativa conferenza episcopale. Si includa sempre l’introduzione al mistero di Cristo e alla storia di salvezza.
Per la Filosofia ci si attenga solo ai corsi strettamente necessari allo studio teologico. L’orientamento è che il curriculum filosofico sia di due anni. “Il Rettore potrà discernere e decidere a sua discrezione se richiedere a qualcuno di prolungare il cammino filosofico”.[3]
I giovani devono essere stimolati alla attiva partecipazione alla vita comunitaria, tramite incontri di programmazione.
L’Eucaristia, la celebrazione della Liturgia delle Ore, la meditazione della Parola e il sacramento della Riconciliazione costituiscono i momenti fondamentali della vita personale e comunitaria.
L’impegno serio e continuo dello studio, mentre accomuna gli alunni alla fatica di tutti gli uomini, diviene un segno di amore alla propria vocazione e una coscienziosa preparazione al loro ministero.
In questo contesto, la presenza e la testimonianza viva dei formatori, che sono missionari, non può e non deve essere un elemento marginale, ma importante punto di riferimento, capace di mediare lo studio con la realtà.
[1] Cfr. Costituzioni e Direttorio Generale, D. 46,9.
[2] Cfr. Costituzioni e Direttorio Generale, D. 46,1.
[3] Delibera decisioni Formazione (Delibera 86/15 del 18.02.2015).
Periodo di spiritualità
Al termine degli studi filosofici i seminaristi iniziano il Periodo di spiritualità.
Il P.I.M.E., nella sua tradizione storica, anche se con modalità e attuazioni diverse, ha sempre richiesto un periodo forte di esperienza spirituale, che attualmente – salvo percorsi particolari dei partecipanti – approda alla Promessa iniziale e al Rito di Ammissione tra i candidati al Diaconato e Presbiterato.
Il Rettore della comunità del Seminario filosofico, sentito il parere dell’Equipe formativa, ammette i candidati al Periodo di spiritualità. Sono ammessi i seminaristi che hanno già acquisito una stabilità ed equilibrio psicologico, una adeguata maturazione personale cristiana, e un’accettazione cosciente del carisma presbiterale e missionario. Per quelli che, pur evidenziando una vocazione missionaria, mancano della maturità richiesta, si proponga un programma personalizzato.
I seminaristi provenienti da altri Seminari, durante o al termine della Teologia, facciano il Periodo di Spiritualità nel momento che si riterrà più idoneo. Questa decisione sia presa dalla Direzione Generale col Rettore del Seminario.
Il Periodo di spiritualità è normalmente organizzato nei Seminari filosofici dell’Istituto. Solo qualora non sia possibile, si inviano i seminaristi al Seminario di Monza in accordo con la Direzione Generale. Laddove non esiste un Seminario filosofico dell’Istituto, il Superiore di Circoscrizione chieda l’autorizzazione della Direzione Generale per l’invio dei candidati a Monza o in un’altra comunità formativa, per l’Anno di spiritualità.
I contenuti del Periodo di spiritualità hanno una triplice finalità:
Nel Seminario di Monza, il periodo di spiritualità sviluppa la proposta formativa attraverso i seguenti programmi.
Presentazione - fatta a rotazione dai membri del gruppo di spiritualità - della vita di Santi, e di missionari del PIME
Ammissione alla Promessa iniziale
Verso la fine del Periodo di spiritualità, i seminaristi saranno invitati dal Rettore ad inviare una domanda al Superiore Generale nella quale, udito il parere del Direttore spirituale, chiedono di essere ammessi alla Promessa iniziale e - per coloro che sono in cammino verso il ministero ordinato - al Rito di Ammissione tra i candidati al Diaconato e Presbiterato. La domanda deve essere accompagnata dal giudizio del Rettore, sentito il parere della Equipe formativa.
Il Superiore Generale, sentito il parere del suo consiglio, ammette i candidati alla Promessa iniziale e al Rito di Ammissione tra i candidati al Diaconato e Presbiterato, così come normato dal Diritto Canonico[1].
Periodo in missione
Durante il periodo formativo la possibilità di un'esperienza in missione di almeno un anno per un seminarista, può essere richiesta o dalla Direzione Generale o dal Rettore del Seminario o dallo stesso seminarista.
Le finalità possono essere: una verifica della vocazione missionaria; una verifica nel campo delle attitudini e della maturazione umana e spirituale; una verifica delle proprie capacità di adattamento, di inculturazione e di servizio.
Il referente per la Direzione Generale è il consigliere incaricato della formazione. Il Superiore Regionale, con il consenso della Direzione Generale, nominerà un referente che segua il seminarista. Si richiede che il seminarista abbia un Padre spirituale.
La Direzione Generale, in accordo con il Rettore del Seminario, stabilirà le tappe e la durata dell'esperienza in missione. Il Rettore manderà al referente di Circoscrizione una lettera di presentazione del seminarista. Al termine dell'esperienza il referente presenti alla Direzione Generale e al Rettore del Seminario una relazione. Il Rettore chiederà periodicamente al referente una relazione sul seminarista e, se necessario, il Rettore, visiterà il seminarista in missione.
Tutti i costi relativi all’esperienza sono a carico del Seminario.
La Direzione Generale può chiedere un periodo in missione prima di essere ammessi alla Promessa definitiva e agli Ordini Sacri. In questo caso si segua la policy riportata nell’appendice n. 2 del Direttorio Generale della Formazione.
La responsabilità e l’organizzazione per una esperienza in missione per periodi inferiori ad un anno, spetta ai formatori in dialogo con la Direzione Generale.
[1] Cfr. Codice di Diritto Canonico, can. 1034, §1.
+Seminario teologico
La tappa degli studi teologici si concentra sul configurare il seminarista a Cristo, Pastore, Servo e evangelizzatore. Si richiede una responsabilità costante nel vivere le virtù cardinali, quelle teologali e i consigli evangelici, e nell’essere docili all’azione di Dio tramite i doni dello Spirito Santo, secondo una prospettiva prettamente presbiterale e missionaria; nonché una graduale rilettura della propria storia personale, secondo un coerente filo di carità pastorale, che anima, forma e motiva la vita del Presbitero[1].
La formazione deve rifarsi alla tradizione e al patrimonio dell’Istituto. Avviene in una comunità fraterna, gerarchica ed articolata, aperta alle altre comunità di Istituto, solidale con esse e con le Chiese dove risiede il Seminario e dalle quali gli alunni provengono, in comunione con la Chiesa Universale. Il senso comunitario ed ecclesiale si alimenta nella docilità al discernimento dell’autorità nella carità vicendevole, nella stima reciproca, nello spirito di servizio, nello stile di vita, e soprattutto nell’amore alla croce[2].
Sono ammessi al quadriennio teologico i candidati del P.I.M.E. che hanno fatto la Promessa iniziale e l’Ammissione agli Ordini Sacri.
Studi teologici
Lo studio della teologia in questa ultima fase ha un’importanza prioritaria nel preparare il candidato alla realizzazione della sua vocazione presbiterale missionaria. Deve infatti “promuovere la progressiva apertura delle menti degli alunni verso il mistero di Cristo, il quale compenetra tutta la storia del genere umano, agisce continuamente nella Chiesa e opera principalmente attraverso il ministero sacerdotale”[3].
È richiesta una profonda formazione teologica con finalità pastorali e dimensione missionaria[4]. Lo studio della teologia deve cioè servire alla maturazione di fede e al futuro ministero dell’evangelizzazione. Esso deve:
Gli alunni devono percorrere tutto il curriculum istituzionale, dando gli esami nei tempi stabiliti dalla Facoltà.
Di norma, gli alunni devono conseguire i gradi accademici come segno e frutto di un impegno serio di studio. Le eccezioni saranno valutate dal Rettore in accordo con la Direzione Generale.
La frequenza alle lezioni nel corso istituzionale è obbligatoria. Nessuno può assentarsi se non per gravi motivi, riconosciuti dal Rettore, il quale avviserà il Direttore dell’Istituto Teologico.
Gli studenti non possono essere ammessi al Presbiterato se non a conclusione del piano di studi previsto, compreso l’anno “pastorale e missionario”.
Si crei in comunità un clima che favorisca il lavoro intellettuale di tutti, con una programmazione ordinata del tempo di studio. Lo studio deve costituire il lavoro quotidiano del singolo e una attività dell’intera comunità.
I Anno di Teologia
Il primo anno di teologia trova nel conferimento del ministero del Lettorato il suo momento centrale. Il lettorato propone al seminarista la sfida di lasciarsi trasformare dalla Parola di Dio, oggetto della sua preghiera e del suo studio[5]. Il seminarista dovrà perciò acquisire sempre più familiarità con la Parola di Dio che deve essere accostata con cuore docile ed orante, perché essa penetri a fondo nei suoi pensieri e sentimenti e generi in lui una mentalità nuova[6].
La meditazione quotidiana della Parola di Dio deve aiutare il seminarista a far sì che sia essa ad ispirare i propri giudizi e le proprie scelte permettendo così l’irruzione della novità dello Spirito Santo nella sua vita.
Per essere ammessi al ministero del lettorato, il seminarista abbia assunto il metodo della Lectio divina come pratica stabile del proprio percorso spirituale e sia pronto a presentare i contenuti della Parola di Dio sia nei luoghi dove svolge le proprie attività di apostolato o caritativa, sia nei contesti catechetici e di condivisione informale.
II Anno di Teologia
Il secondo anno di teologia trova nel conferimento dell’Accolitato il suo momento centrale. Il conferimento di questo ministero implica una partecipazione più profonda al mistero di Cristo che si dona ed è presente nell’Eucaristia, nell’assemblea e nel fratello[7].
L’incontro con Gesù nelle Scritture ci conduce all’Eucaristia, dove la stessa Parola raggiunge la sua massima efficacia, perché è presenza reale di Colui che è Parola vivente. Lì l’unico Assoluto riceve la più grande adorazione che si possa dargli in questo mondo, perché è Cristo stesso che si offre. E quando lo riceviamo nella comunione, rinnoviamo la nostra alleanza con Lui e gli permettiamo di realizzare sempre più la sua azione trasformante[8].
L’Eucaristia è al cuore della vocazione missionaria. Papa san Giovanni Paolo II insegna che: L'incontro con Cristo, continuamente approfondito nell'intimità eucaristica, suscita nella Chiesa e in ciascun cristiano l'urgenza di testimoniare e di evangelizzare[9]. L’Eucaristia ci nutre e ci trasforma, portando a compimento il nostro Battesimo, però solo se ci lasciamo ‘mangiare’ a nostra volta dai fratelli; se rinunciamo ad essere i padroni della nostra esistenza e la mettiamo a disposizione del Vangelo, come il chicco di frumento che solo se muore porta frutto. Se moriamo per gli altri, risorgeremo con Cristo. È la logica dell’Eucaristia, è la logica della missione![10]
Per essere ammessi al ministero dell’Accolitato, il seminarista abbia assunto la preghiera di adorazione come pratica stabile del proprio percorso spirituale e sia capace di prendere iniziative conformi al proprio ministero quali la visita agli ammalati ed anziani, capacità di dialogo con coloro che non vivono un percorso stabile di fede e con persone di altre fedi.
III Anno di Teologia
È l’anno della verifica finale della maturità di fede, della sensibilità pastorale, presbiterale e missionaria, in vista delle decisioni importanti ormai prossime (la Promessa definitiva e il Diaconato). In questa fase dell’itinerario formativo si richiede la definitività della missione: qualora sorgessero dei dubbi su di essa o il candidato fosse perplesso, con estrema chiarezza e senza titubanza, si prolungherà il cammino di formazione, proponendo magari anche un’esperienza prolungata in missione.
Povertà, Obbedienza, Celibato e senso di appartenenza all’Istituto devono essere acquisiti nei candidati alla Promessa definitiva e al Diaconato. Nel caso che non abbiano trovato accoglienza nel candidato, si proceda ad una seria verifica.
I candidati, dopo un serio confronto con il Direttore spirituale, presentano due domande, scritte a mano in fogli separati, al Superiore Generale: con una si chiede di essere ammessi alla Promessa definitiva, con l’altra si chiede di essere ammessi all’Ordine del Diaconato, insieme con la dovuta dichiarazione di libertà[11]. La domanda alla Promessa definitiva e al Diaconato sarà accompagnata dalla “Dichiarazione di Responsabilità e disposizioni personali per i membri del Pontificio Istituto Missioni Estere”, debitamente firmata dal candidato.
L’Equipe presenterà alla Direzione Generale i candidati per la Promessa definitiva e il Diaconato. Il Rettore preparerà l’attestato dopo consultazione con gli altri membri dell’Equipe tranne il Direttore spirituale dell’interessato e dopo aver chiesto informazioni ai Superiori Regionali competenti, ai parroci di origine e di apostolato, ai professori del Seminario e a chi può contribuire a formare un giudizio di idoneità[12].
Il Rettore del Seminario teologico abbia cura di raccogliere tutti i documenti richiesti dal canone 1050 più quello sullo stato di salute sia fisica sia psichica del seminarista[13] in vista dell’Ammissione alla Promessa definitiva e all’Ordine del Diaconato.
Con lo stabilirsi dell’Istituto Teologico Missionario del PIME, e l’entrata in vigore dei nuovi statuti e del nuovo piano di studi richiesti dalla Santa Sede nel settembre 2022, alla fine del terzo anno si conclude il curriculum dei corsi necessari per accedere agli esami di baccalaureato, che si terranno nei primi mesi dell’anno di IV teologia.
IV Anno Teologico
È l’anno della Promessa definitiva, del Diaconato e del Presbiterato. “La finalità di questa tappa è duplice: da una parte, si tratta di essere inseriti nella vita pastorale, con una graduale assunzione di responsabilità, in spirito di servizio; dall’altra di adoperarsi per una adeguata preparazione, ricevendo uno specifico accompagnamento in vista del Presbiterato”[14].
La formazione spirituale e lo stesso impegno pastorale devono convergere nel presentare e far vivere quelle istanze profonde che nascono dalla realtà sacramentale che viene conferita per grazia di Dio. Devono esplicitare altresì la definitività assoluta della scelta o risposta alla grazia di Dio, che viene conferita attraverso l’invocazione dello Spirito e l’imposizione delle mani. A questo obiettivo sono anche finalizzati i seminar dell’anno pastorale e missionario che sono previsti nel piano di studi approvato dall’Università Urbaniana.
Per le ordinazioni diaconali il Rettore del Seminario teologico provveda che le indicazioni del Diritto Canonico siano osservate. Inoltre, manda al Segretario Generale una copia del certificato dell’ordinazione[15].
Prima dell’ordinazione diaconale, i candidati emettono la Promessa definitiva di incorporazione all’Istituto secondo la formula stabilita e nella modalità indicata dal Direttorio Generale della Formazione[16], che comprende il rito pubblico di assunzione libera del celibato ecclesiastico[17].
La “Professione di Fede” e il “Giuramento di Fedeltà” richiesti dal canone 833, § 6 per candidati al Diaconato possono essere emessi durante la cerimonia della Promessa definitiva o in un momento a parte. Tutti dovranno fare testamento all’atto della Promessa definitiva ed inviarlo al Segretario Generale.
Per l’ordinazione presbiterale il Diacono fa la domanda secondo il canone 1036 del Diritto Canonico e il Rettore prepara i documenti necessari. Avvenuta l’ammissione del candidato, ammissione che può essere negata solo per una causa canonica,[18] il Rettore trasmetterà al Superiore Regionale di provenienza del Diacono il desiderio dell’interessato circa il luogo e data dell’ordinazione. Il Superiore Regionale è incaricato di contattare il Vescovo, provvedere che siano seguite tutte le pratiche del Diritto Canonico, e inviare il certificato dell’ordinazione al Segretario Generale[19].
[1] Cfr. Ratio Fundamentalis 2016, n. 69.
[2] Cfr. Costituzioni e Direttorio Generale, D. 44,1-2; 45,2.
[3] Optatam Totius, n. 14.
[4] Cfr. Costituzioni e Direttorio Generale, D. 43,1.
[5] Cfr. Ratio Fundamentalis 2016, n.72.
[6] Cfr. Pastores Dabo Vobis, n. 26.
[7] Cfr. Ratio Fundamentalis 2016, n. 72.
[8] Cfr. Gaudete et Exsultate, n. 157.
[9] Cfr. Mane Nobiscum Domine, n. 24.
[10] Cfr. Omelia di papa Francesco del 19.06.2014 (Festa del Corpus Domini).
[11] Cfr. Codice di Diritto Canonico, can. 1036.
[12] Cfr. Codice di Diritto Canonico, can. 1051, §1.
[13] Cfr. Codice di Diritto Canonico, can. 1051, §1.
[14] Ratio Fundamentalis 2016, n. 74.
[15] Cfr. Codice di Diritto Canonico, can. 1053, §2.
[16] Cfr. Costituzioni e Direttorio Generale, D. 49, 3-4.
[17] Cfr. Codice di Diritto Canonico, can. 1037.
[18] Cfr. Codice di Diritto Canonico, can. 1030.
[19] Cfr. Codice di Diritto Canonico, can. 1053, §2.
+Lo studio della lingua
Il periodo dello studio della lingua è parte integrante del cammino formativo. Da curare in modo particolare è l’accompagnamento spirituale, poiché l’esperienza di vita in un altro contesto culturale e linguistico può avere un impatto non indifferente sullo stato d’animo del giovane. Lo studio della lingua sia organizzato dalla comunità formativa del Seminario di filosofia o di teologia.
L’insegnamento della lingua sia qualificato e specializzato, in modo da non compromettere la formazione seguente. Come regola i candidati dedichino un anno intero allo studio della lingua. Se nel corso del cammino si constata un’incapacità marcata nell’apprendere lingue straniere, si valuti l’opportunità di indirizzare il giovane ad un servizio nella sua Chiesa d’origine.
+Seminario filosofico
La finalità del biennio filosofico è di iniziare quell’itinerario che porta il giovane alla realizzazione della sua vocazione missionaria presbiterale. L’itinerario formativo in questa fase continua e conclude il processo pedagogico di discernimento come preparazione immediata al quadriennio teologico.
Il Superiore Regionale, con il consenso del suo consiglio, ammette il giovane al Seminario ed informa la Direzione Generale. Sia data alla Equipe formativa una presentazione scritta per ogni giovane con la relativa documentazione richiesta dal n. 96 del Direttorio Generale della Formazione.
Tutti gli studenti siano ammessi al Seminario filosofico solo dopo “aver compiuto e superato positivamente il ciclo degli studi secondari richiesti per accedere agli studi superiori”[1] e se hanno la maturità umana e spirituale descritta nel Direttorio Generale.[2] I casi particolari verranno discussi tra Rettore e la Direzione Generale.
Nei paesi dove il P.I.M.E. non ha un suo Seminario maggiore del Primo ciclo, i seminaristi siano mandati in un altro Seminario filosofico del P.I.M.E. previo consenso della Direzione Generale, oppure in un Seminario locale di fiducia. In quest’ultimo caso il Superiore Regionale o un suo delegato incontri i seminaristi periodicamente e si tenga informato su di loro.
Per le varie tappe della proposta formativa i Seminari del Primo ciclo, se opportuno, seguano le scadenze della Chiesa locale e tengano presente il programma di formazione stabilito dalla relativa conferenza episcopale. Si includa sempre l’introduzione al mistero di Cristo e alla storia di salvezza.
Per la Filosofia ci si attenga solo ai corsi strettamente necessari allo studio teologico. L’orientamento è che il curriculum filosofico sia di due anni. “Il Rettore potrà discernere e decidere a sua discrezione se richiedere a qualcuno di prolungare il cammino filosofico”.[3]
I giovani devono essere stimolati alla attiva partecipazione alla vita comunitaria, tramite incontri di programmazione.
L’Eucaristia, la celebrazione della Liturgia delle Ore, la meditazione della Parola e il sacramento della Riconciliazione costituiscono i momenti fondamentali della vita personale e comunitaria.
L’impegno serio e continuo dello studio, mentre accomuna gli alunni alla fatica di tutti gli uomini, diviene un segno di amore alla propria vocazione e una coscienziosa preparazione al loro ministero.
In questo contesto, la presenza e la testimonianza viva dei formatori, che sono missionari, non può e non deve essere un elemento marginale, ma importante punto di riferimento, capace di mediare lo studio con la realtà.
[1] Cfr. Costituzioni e Direttorio Generale, D. 46,9.
[2] Cfr. Costituzioni e Direttorio Generale, D. 46,1.
[3] Delibera decisioni Formazione (Delibera 86/15 del 18.02.2015).
Periodo di spiritualità
Al termine degli studi filosofici i seminaristi iniziano il Periodo di spiritualità.
Il P.I.M.E., nella sua tradizione storica, anche se con modalità e attuazioni diverse, ha sempre richiesto un periodo forte di esperienza spirituale, che attualmente – salvo percorsi particolari dei partecipanti – approda alla Promessa iniziale e al Rito di Ammissione tra i candidati al Diaconato e Presbiterato.
Il Rettore della comunità del Seminario filosofico, sentito il parere dell’Equipe formativa, ammette i candidati al Periodo di spiritualità. Sono ammessi i seminaristi che hanno già acquisito una stabilità ed equilibrio psicologico, una adeguata maturazione personale cristiana, e un’accettazione cosciente del carisma presbiterale e missionario. Per quelli che, pur evidenziando una vocazione missionaria, mancano della maturità richiesta, si proponga un programma personalizzato.
I seminaristi provenienti da altri Seminari, durante o al termine della Teologia, facciano il Periodo di Spiritualità nel momento che si riterrà più idoneo. Questa decisione sia presa dalla Direzione Generale col Rettore del Seminario.
Il Periodo di spiritualità è normalmente organizzato nei Seminari filosofici dell’Istituto. Solo qualora non sia possibile, si inviano i seminaristi al Seminario di Monza in accordo con la Direzione Generale. Laddove non esiste un Seminario filosofico dell’Istituto, il Superiore di Circoscrizione chieda l’autorizzazione della Direzione Generale per l’invio dei candidati a Monza o in un’altra comunità formativa, per l’Anno di spiritualità.
I contenuti del Periodo di spiritualità hanno una triplice finalità:
- favorire programmi, attività, studi, incontri che conducano ad una esperienza e una conoscenza approfondita e sistematica della vita spirituale missionaria;
- assicurare tempi adeguati di riflessione e preghiera in vista di un’assimilazione convinta delle esigenze oggettive della vocazione missionaria e presbiterale e della propria situazione interiore di fronte alla chiamata divina ed ecclesiale;
- attivare un’iniziazione alla vita e allo spirito dell’Istituto, in vista dell’inserimento in esso.
Nel Seminario di Monza, il periodo di spiritualità sviluppa la proposta formativa attraverso i seguenti programmi.
- Il gruppo del periodo di spiritualità è parte della comunità del seminario e ne segue i programmi fondamentali, sotto la responsabilità del Rettore con l’equipe formativa; ma ha una identità propria e programmi per lo più distinti da quelli delle altre classi dei seminaristi.
- Partecipa agli esercizi spirituali annuali, e ai ritiri mensili; articola le altre attività in modo autonomo, come indicato in dettaglio, seguendo gli orientamenti dati dai direttori spirituali.
- Le attività ordinarie includono:
- Ogni giorno, eccetto venerdì e domenica, Lectio Divina di gruppo, normalmente con la partecipazione di un formatore.
- Ogni settimana una giornata (normalmente il venerdì) di digiuno e di “deserto” che educhi alla gestione della solitudine e del tempo, alla preghiera e meditazione personale, alla penitenza. La giornata si conclude con l’Eucaristia e con una condivisione fraterna a proposito del “deserto” vissuto.
- Ogni settimana, normalmente il giovedì, un incontro con uomini e donne, consacrati e non, di diversa provenienza ed esperienza, che diano testimonianza sul tema “Gesù nella mia vita” per aiutare a cogliere la centralità di Gesù nella vita del cristiano, la varietà dei cammini personali dei credenti, l’importanza dell’ascolto, specie per chi si sente chiamato a diventare missionario e pastore.
- Una giornata (solitamente la domenica) da condividere con persone che si trovano in situazioni di sofferenza, emarginazione, povertà, necessità di assistenza, offrendo loro per quanto possibile un aiuto, e specialmente la propria vicinanza umana e spirituale ed educando se stessi – come missionari – ad andare verso le “periferie” della società e della chiesa.
- Lunedì, martedì e mercoledì, lezioni su elementi e pratiche fondamentali della vita spirituale: preghiera, sacramenti - in particolare Eucaristia e Riconciliazione - direzione spirituale.
- Storia del PIME, con cenni a istituzioni missionarie ad esso correlate come le Missionarie dell’Immacolata, e altre.
Presentazione - fatta a rotazione dai membri del gruppo di spiritualità - della vita di Santi, e di missionari del PIME
- Incontri con missionari e missionarie che presentino la storia e la situazione attuale delle missioni in cui lavora l’Istituto.
- Il programma annuale prevede:
- Visite e brevi periodi di convivenza con comunità, attività e luoghi storici del PIME e della Chiesa in Italia, come Milano, Rho, Rancio di Lecco, Treviso, Sotto il Monte, Ducenta; Roma, Napoli
- Visite e brevi periodi di convivenza con comunità, movimenti, istituzioni che vivono spiritualità e vocazioni diverse, per coglierne la ricchezza carismatica, la testimonianza, e per identificare meglio lo stile e il carisma del PIME – come il “Movimento contemplativo e Missionario Charles de Foucauld” a Cuneo, il Monastero benedettino di Dumenza e altre comunità monastiche, realtà “di frontiera” impegnate a reagire contro il dilagare della droga, delle mafie, degli abusi, ecc., la comunità ecumenica di Taizè in Francia, ecc.
- Momenti di “coeducazione” (ritiri, testimonianze, incontri, visite) con giovani donne che stanno seguendo il cammino formativo delle Missionarie dell’Immacolata come aspiranti, postulanti, novizie per preparare ad un celibato/nubilato consacrati, in piena consapevolezza e con la capacità di condividere e collaborare nella vita spirituale e missionaria.
Ammissione alla Promessa iniziale
Verso la fine del Periodo di spiritualità, i seminaristi saranno invitati dal Rettore ad inviare una domanda al Superiore Generale nella quale, udito il parere del Direttore spirituale, chiedono di essere ammessi alla Promessa iniziale e - per coloro che sono in cammino verso il ministero ordinato - al Rito di Ammissione tra i candidati al Diaconato e Presbiterato. La domanda deve essere accompagnata dal giudizio del Rettore, sentito il parere della Equipe formativa.
Il Superiore Generale, sentito il parere del suo consiglio, ammette i candidati alla Promessa iniziale e al Rito di Ammissione tra i candidati al Diaconato e Presbiterato, così come normato dal Diritto Canonico[1].
Periodo in missione
Durante il periodo formativo la possibilità di un'esperienza in missione di almeno un anno per un seminarista, può essere richiesta o dalla Direzione Generale o dal Rettore del Seminario o dallo stesso seminarista.
Le finalità possono essere: una verifica della vocazione missionaria; una verifica nel campo delle attitudini e della maturazione umana e spirituale; una verifica delle proprie capacità di adattamento, di inculturazione e di servizio.
Il referente per la Direzione Generale è il consigliere incaricato della formazione. Il Superiore Regionale, con il consenso della Direzione Generale, nominerà un referente che segua il seminarista. Si richiede che il seminarista abbia un Padre spirituale.
La Direzione Generale, in accordo con il Rettore del Seminario, stabilirà le tappe e la durata dell'esperienza in missione. Il Rettore manderà al referente di Circoscrizione una lettera di presentazione del seminarista. Al termine dell'esperienza il referente presenti alla Direzione Generale e al Rettore del Seminario una relazione. Il Rettore chiederà periodicamente al referente una relazione sul seminarista e, se necessario, il Rettore, visiterà il seminarista in missione.
Tutti i costi relativi all’esperienza sono a carico del Seminario.
La Direzione Generale può chiedere un periodo in missione prima di essere ammessi alla Promessa definitiva e agli Ordini Sacri. In questo caso si segua la policy riportata nell’appendice n. 2 del Direttorio Generale della Formazione.
La responsabilità e l’organizzazione per una esperienza in missione per periodi inferiori ad un anno, spetta ai formatori in dialogo con la Direzione Generale.
[1] Cfr. Codice di Diritto Canonico, can. 1034, §1.
+Seminario teologico
La tappa degli studi teologici si concentra sul configurare il seminarista a Cristo, Pastore, Servo e evangelizzatore. Si richiede una responsabilità costante nel vivere le virtù cardinali, quelle teologali e i consigli evangelici, e nell’essere docili all’azione di Dio tramite i doni dello Spirito Santo, secondo una prospettiva prettamente presbiterale e missionaria; nonché una graduale rilettura della propria storia personale, secondo un coerente filo di carità pastorale, che anima, forma e motiva la vita del Presbitero[1].
La formazione deve rifarsi alla tradizione e al patrimonio dell’Istituto. Avviene in una comunità fraterna, gerarchica ed articolata, aperta alle altre comunità di Istituto, solidale con esse e con le Chiese dove risiede il Seminario e dalle quali gli alunni provengono, in comunione con la Chiesa Universale. Il senso comunitario ed ecclesiale si alimenta nella docilità al discernimento dell’autorità nella carità vicendevole, nella stima reciproca, nello spirito di servizio, nello stile di vita, e soprattutto nell’amore alla croce[2].
Sono ammessi al quadriennio teologico i candidati del P.I.M.E. che hanno fatto la Promessa iniziale e l’Ammissione agli Ordini Sacri.
Studi teologici
Lo studio della teologia in questa ultima fase ha un’importanza prioritaria nel preparare il candidato alla realizzazione della sua vocazione presbiterale missionaria. Deve infatti “promuovere la progressiva apertura delle menti degli alunni verso il mistero di Cristo, il quale compenetra tutta la storia del genere umano, agisce continuamente nella Chiesa e opera principalmente attraverso il ministero sacerdotale”[3].
È richiesta una profonda formazione teologica con finalità pastorali e dimensione missionaria[4]. Lo studio della teologia deve cioè servire alla maturazione di fede e al futuro ministero dell’evangelizzazione. Esso deve:
- favorire una solida formazione teologica attraverso lo studio scientifico della Rivelazione;
- consentire allo studente di percorrere l’intero corso istituzionale;
- sostenere l’itinerario formativo nella fase decisiva del suo sviluppo;
- tenere presente lo spirito dell’Istituto, la sua tradizione e la sua specifica risposta da dare alle istanze del mondo non cristiano e della Chiesa di oggi.
Gli alunni devono percorrere tutto il curriculum istituzionale, dando gli esami nei tempi stabiliti dalla Facoltà.
Di norma, gli alunni devono conseguire i gradi accademici come segno e frutto di un impegno serio di studio. Le eccezioni saranno valutate dal Rettore in accordo con la Direzione Generale.
La frequenza alle lezioni nel corso istituzionale è obbligatoria. Nessuno può assentarsi se non per gravi motivi, riconosciuti dal Rettore, il quale avviserà il Direttore dell’Istituto Teologico.
Gli studenti non possono essere ammessi al Presbiterato se non a conclusione del piano di studi previsto, compreso l’anno “pastorale e missionario”.
Si crei in comunità un clima che favorisca il lavoro intellettuale di tutti, con una programmazione ordinata del tempo di studio. Lo studio deve costituire il lavoro quotidiano del singolo e una attività dell’intera comunità.
I Anno di Teologia
Il primo anno di teologia trova nel conferimento del ministero del Lettorato il suo momento centrale. Il lettorato propone al seminarista la sfida di lasciarsi trasformare dalla Parola di Dio, oggetto della sua preghiera e del suo studio[5]. Il seminarista dovrà perciò acquisire sempre più familiarità con la Parola di Dio che deve essere accostata con cuore docile ed orante, perché essa penetri a fondo nei suoi pensieri e sentimenti e generi in lui una mentalità nuova[6].
La meditazione quotidiana della Parola di Dio deve aiutare il seminarista a far sì che sia essa ad ispirare i propri giudizi e le proprie scelte permettendo così l’irruzione della novità dello Spirito Santo nella sua vita.
Per essere ammessi al ministero del lettorato, il seminarista abbia assunto il metodo della Lectio divina come pratica stabile del proprio percorso spirituale e sia pronto a presentare i contenuti della Parola di Dio sia nei luoghi dove svolge le proprie attività di apostolato o caritativa, sia nei contesti catechetici e di condivisione informale.
II Anno di Teologia
Il secondo anno di teologia trova nel conferimento dell’Accolitato il suo momento centrale. Il conferimento di questo ministero implica una partecipazione più profonda al mistero di Cristo che si dona ed è presente nell’Eucaristia, nell’assemblea e nel fratello[7].
L’incontro con Gesù nelle Scritture ci conduce all’Eucaristia, dove la stessa Parola raggiunge la sua massima efficacia, perché è presenza reale di Colui che è Parola vivente. Lì l’unico Assoluto riceve la più grande adorazione che si possa dargli in questo mondo, perché è Cristo stesso che si offre. E quando lo riceviamo nella comunione, rinnoviamo la nostra alleanza con Lui e gli permettiamo di realizzare sempre più la sua azione trasformante[8].
L’Eucaristia è al cuore della vocazione missionaria. Papa san Giovanni Paolo II insegna che: L'incontro con Cristo, continuamente approfondito nell'intimità eucaristica, suscita nella Chiesa e in ciascun cristiano l'urgenza di testimoniare e di evangelizzare[9]. L’Eucaristia ci nutre e ci trasforma, portando a compimento il nostro Battesimo, però solo se ci lasciamo ‘mangiare’ a nostra volta dai fratelli; se rinunciamo ad essere i padroni della nostra esistenza e la mettiamo a disposizione del Vangelo, come il chicco di frumento che solo se muore porta frutto. Se moriamo per gli altri, risorgeremo con Cristo. È la logica dell’Eucaristia, è la logica della missione![10]
Per essere ammessi al ministero dell’Accolitato, il seminarista abbia assunto la preghiera di adorazione come pratica stabile del proprio percorso spirituale e sia capace di prendere iniziative conformi al proprio ministero quali la visita agli ammalati ed anziani, capacità di dialogo con coloro che non vivono un percorso stabile di fede e con persone di altre fedi.
III Anno di Teologia
È l’anno della verifica finale della maturità di fede, della sensibilità pastorale, presbiterale e missionaria, in vista delle decisioni importanti ormai prossime (la Promessa definitiva e il Diaconato). In questa fase dell’itinerario formativo si richiede la definitività della missione: qualora sorgessero dei dubbi su di essa o il candidato fosse perplesso, con estrema chiarezza e senza titubanza, si prolungherà il cammino di formazione, proponendo magari anche un’esperienza prolungata in missione.
Povertà, Obbedienza, Celibato e senso di appartenenza all’Istituto devono essere acquisiti nei candidati alla Promessa definitiva e al Diaconato. Nel caso che non abbiano trovato accoglienza nel candidato, si proceda ad una seria verifica.
I candidati, dopo un serio confronto con il Direttore spirituale, presentano due domande, scritte a mano in fogli separati, al Superiore Generale: con una si chiede di essere ammessi alla Promessa definitiva, con l’altra si chiede di essere ammessi all’Ordine del Diaconato, insieme con la dovuta dichiarazione di libertà[11]. La domanda alla Promessa definitiva e al Diaconato sarà accompagnata dalla “Dichiarazione di Responsabilità e disposizioni personali per i membri del Pontificio Istituto Missioni Estere”, debitamente firmata dal candidato.
L’Equipe presenterà alla Direzione Generale i candidati per la Promessa definitiva e il Diaconato. Il Rettore preparerà l’attestato dopo consultazione con gli altri membri dell’Equipe tranne il Direttore spirituale dell’interessato e dopo aver chiesto informazioni ai Superiori Regionali competenti, ai parroci di origine e di apostolato, ai professori del Seminario e a chi può contribuire a formare un giudizio di idoneità[12].
Il Rettore del Seminario teologico abbia cura di raccogliere tutti i documenti richiesti dal canone 1050 più quello sullo stato di salute sia fisica sia psichica del seminarista[13] in vista dell’Ammissione alla Promessa definitiva e all’Ordine del Diaconato.
Con lo stabilirsi dell’Istituto Teologico Missionario del PIME, e l’entrata in vigore dei nuovi statuti e del nuovo piano di studi richiesti dalla Santa Sede nel settembre 2022, alla fine del terzo anno si conclude il curriculum dei corsi necessari per accedere agli esami di baccalaureato, che si terranno nei primi mesi dell’anno di IV teologia.
IV Anno Teologico
È l’anno della Promessa definitiva, del Diaconato e del Presbiterato. “La finalità di questa tappa è duplice: da una parte, si tratta di essere inseriti nella vita pastorale, con una graduale assunzione di responsabilità, in spirito di servizio; dall’altra di adoperarsi per una adeguata preparazione, ricevendo uno specifico accompagnamento in vista del Presbiterato”[14].
La formazione spirituale e lo stesso impegno pastorale devono convergere nel presentare e far vivere quelle istanze profonde che nascono dalla realtà sacramentale che viene conferita per grazia di Dio. Devono esplicitare altresì la definitività assoluta della scelta o risposta alla grazia di Dio, che viene conferita attraverso l’invocazione dello Spirito e l’imposizione delle mani. A questo obiettivo sono anche finalizzati i seminar dell’anno pastorale e missionario che sono previsti nel piano di studi approvato dall’Università Urbaniana.
Per le ordinazioni diaconali il Rettore del Seminario teologico provveda che le indicazioni del Diritto Canonico siano osservate. Inoltre, manda al Segretario Generale una copia del certificato dell’ordinazione[15].
Prima dell’ordinazione diaconale, i candidati emettono la Promessa definitiva di incorporazione all’Istituto secondo la formula stabilita e nella modalità indicata dal Direttorio Generale della Formazione[16], che comprende il rito pubblico di assunzione libera del celibato ecclesiastico[17].
La “Professione di Fede” e il “Giuramento di Fedeltà” richiesti dal canone 833, § 6 per candidati al Diaconato possono essere emessi durante la cerimonia della Promessa definitiva o in un momento a parte. Tutti dovranno fare testamento all’atto della Promessa definitiva ed inviarlo al Segretario Generale.
Per l’ordinazione presbiterale il Diacono fa la domanda secondo il canone 1036 del Diritto Canonico e il Rettore prepara i documenti necessari. Avvenuta l’ammissione del candidato, ammissione che può essere negata solo per una causa canonica,[18] il Rettore trasmetterà al Superiore Regionale di provenienza del Diacono il desiderio dell’interessato circa il luogo e data dell’ordinazione. Il Superiore Regionale è incaricato di contattare il Vescovo, provvedere che siano seguite tutte le pratiche del Diritto Canonico, e inviare il certificato dell’ordinazione al Segretario Generale[19].
[1] Cfr. Ratio Fundamentalis 2016, n. 69.
[2] Cfr. Costituzioni e Direttorio Generale, D. 44,1-2; 45,2.
[3] Optatam Totius, n. 14.
[4] Cfr. Costituzioni e Direttorio Generale, D. 43,1.
[5] Cfr. Ratio Fundamentalis 2016, n.72.
[6] Cfr. Pastores Dabo Vobis, n. 26.
[7] Cfr. Ratio Fundamentalis 2016, n. 72.
[8] Cfr. Gaudete et Exsultate, n. 157.
[9] Cfr. Mane Nobiscum Domine, n. 24.
[10] Cfr. Omelia di papa Francesco del 19.06.2014 (Festa del Corpus Domini).
[11] Cfr. Codice di Diritto Canonico, can. 1036.
[12] Cfr. Codice di Diritto Canonico, can. 1051, §1.
[13] Cfr. Codice di Diritto Canonico, can. 1051, §1.
[14] Ratio Fundamentalis 2016, n. 74.
[15] Cfr. Codice di Diritto Canonico, can. 1053, §2.
[16] Cfr. Costituzioni e Direttorio Generale, D. 49, 3-4.
[17] Cfr. Codice di Diritto Canonico, can. 1037.
[18] Cfr. Codice di Diritto Canonico, can. 1030.
[19] Cfr. Codice di Diritto Canonico, can. 1053, §2.