La tradizionale Festa della Riconoscenza, che vedeva riuniti seminaristi e formatori con amici e benefattori del Seminario Teologico Internazionale del PIME di Monza, in programma per il 10 Maggio 2020, viene sospesa a causa dell’emergenza sanitaria causata dal Covid19. Il conferimento del ministero del Lettorato avverrà a porte chiuse durante una Messa all’aperto che verrà trasmessa in streaming alle 10.00 sulla pagina facebook del Seminario. L’estrazione dei premi, legata ai biglietti della lotteria di beneficenza è posticipata, e avverrà appena sarà possibile ritirare tutti i biglietti invenduti e le matrici dei biglietti venduti. La data dell’estrazione dei premi verrà comunicata sulla pagina facebook e sul sito del Seminario. A tutti i nostri sostenitori, agli amici, alle persone care che seguono la vita del Seminario con la preghiera costante e con l’aiuto concreto assicuriamo la nostra preghiera e il ricordo quotidiano nella celebrazione dell’Eucaristia. PROGRAMMA
PAPUA NUOVA GUINEA |
Le squadre | Dove e quando? |
| I giochi si svolgono nel pomeriggio della Festa della Riconoscenza, tradizionale ritrovo degli amici del Seminario Teologico del Pime, sempre nella seconda domenica di maggio. Via Lecco 73, Monza MB ore 14:00 Saranno le squadre di 8 oratori a sfidarsi in questi giochi che richiedono spirito di equipe, equilibrio, forza e impegno. |
8 Maggio 2016. La festa della Riconoscenza, tradizionale momento di festa del seminario del PIME con tutti i suoi amici, quest'anno ha in programma una proposta in più: PIMEIDE - GIOCHI SENZA FRONTIERE.
Otto squadre di giovani si affronteranno in un grande gioco che ripercorrerà l'epopea dell'istituto PIME e dei suoi missionari. Scorreranno i fiumi della memoria, la forza del gioco di squadra e la voglia di fare festa insieme. Chi sarà il vincitore di questa prima edizione?
Otto squadre di giovani si affronteranno in un grande gioco che ripercorrerà l'epopea dell'istituto PIME e dei suoi missionari. Scorreranno i fiumi della memoria, la forza del gioco di squadra e la voglia di fare festa insieme. Chi sarà il vincitore di questa prima edizione?
GIOCHI SENZA FRONTIERE
- PIMEIDE 2016 -
Le squadre Saranno le squadre di 8 oratori a sfidarsi in questi giochi che richiedono spirito di equipe, equilibrio, forza e impegno. 1. Parrocchia Santi Vitale e Valeria Pessano (Oratorio San Luigi) 2. Parrocchia San Giuseppe Sesto San Giovanni (Oratorio Sant'Andrea) 3. Comunità Pastorale casa di Betania Agrate, Caponago e Omate 4. Parrocchia San Cornelio e Cipriano (Bornago) 5. Parrocchia San Giuseppe (Taccona) 6. Giovani e Missione 1 (PIME) 7. Parrocchia Sant'Andrea Pioltello (Vincitori Prima edizione PIMEIDE) 8. Parrocchia Santa Maria Assunta (Inzago) | Dove e quando? I giochi si svolgono nel pomeriggio della Festa della Riconoscenza, tradizionale ritrovo degli amici del Seminario Teologico del PIME, sempre nella seconda domenica di maggio. Via Lecco 73, Monza MB ore 14:00 I giochi si svolgono nel pomeriggio della Festa della Riconoscenza, tradizionale ritrovo degli amici del Seminario Teologico del PIME, sempre nella seconda domenica di maggio. Saranno le squadre di 8 oratori a sfidarsi in questi giochi che richiedono spirito di equipe, equilibrio, forza e impegno. |
Nella lingua italiana, il termine “riconoscenza” è definito un “sentimento di gratitudine nei confronti di chi ci ha fatto del bene”. A volte questo sentimento non ha affatto, o ha poco spazio in noi: preferiamo chiedere. Certamente anche chiedere è importante, ma abbiamo il diritto di farlo soltanto dopo aver ringraziato per ciò che ci è stato dato in precedenza. Senza riconoscere ciò che abbiamo ricevuto rischiamo di chiedere in modo sbagliato.
Questo è vero anche nel Vangelo, che ci parla di riconoscenza. Luca scrive che, mentre andava verso Gerusalemme, attraversando la Samaria e la Galilea, Gesù entrò in un villaggio. A questo punto gli vennero incontro dieci lebbrosi che, fermandosi a distanza secondo le leggi della purità della loro fede, chiesero a Gesù di aver pietà di loro. Gesù, come era prescritto dalla Legge, li inviò dai sacerdoti, che dovevano appurare la guarigione avvenuta e riammetterli nella comunità. E, mentre essi andavano, furono purificati.
A questo punto, nonostante l’evidente miracolo, tutti sembra che tornino a casa propria, ad eccezione di uno di loro che, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, prostrandosi davanti a Gesù per ringraziarlo. Questi era un Samaritano, cioè un nemico, qualcuno che gli Ebrei odiavano. Eppure Gesù osserva: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E a questo uomo, e solo a lui, dice: «Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!» (Lc 17,11-19).
Tutti i dieci lebbrosi sono stati guariti, ma soltanto questo Samaritano che torna a ringraziare Gesù è salvato! Gli altri nove, pur essendo guariti dalla malattia, non sperimentano la salvezza. Che cosa vuol dire questo? Che si ringrazia perché salvati, ma si sperimenta la salvezza solo ringraziando. Non c’è infatti nulla di buono che non abbiamo ricevuto: «Che cosa possiedi – chiede Paolo ai Corinzi - che tu non abbia ricevuto?» (1 Cor 4,7).
La Festa della Riconoscenza che si celebra ogni anno in Seminario vuole proprio esprimere il nostro grazie al Signore Gesù e con lui anche a tutti coloro che aiutano questa comunità di giovani a prepararsi a diventare missionari. È importante farlo per riconoscere che tutto quello che abbiamo non è scontato, non ci è dovuto, ma, al contrario, ci è continuamente dato gratuitamente da Dio attraverso la collaborazione di tanti.
Esprimere dunque la nostra gratitudine nei loro confronti e ultimamente nei confronti di Dio, significa riconoscere che tutto ciò che abbiamo non è nostro: lo abbiamo ricevuto. Non lo possediamo, ma ci è affidato come responsabilità. Ultimamente è questa la ragione per ringraziare: perché, come i lebbrosi del Vangelo, possiamo anche noi sperimentare la salvezza.
Questo è vero anche nel Vangelo, che ci parla di riconoscenza. Luca scrive che, mentre andava verso Gerusalemme, attraversando la Samaria e la Galilea, Gesù entrò in un villaggio. A questo punto gli vennero incontro dieci lebbrosi che, fermandosi a distanza secondo le leggi della purità della loro fede, chiesero a Gesù di aver pietà di loro. Gesù, come era prescritto dalla Legge, li inviò dai sacerdoti, che dovevano appurare la guarigione avvenuta e riammetterli nella comunità. E, mentre essi andavano, furono purificati.
A questo punto, nonostante l’evidente miracolo, tutti sembra che tornino a casa propria, ad eccezione di uno di loro che, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, prostrandosi davanti a Gesù per ringraziarlo. Questi era un Samaritano, cioè un nemico, qualcuno che gli Ebrei odiavano. Eppure Gesù osserva: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E a questo uomo, e solo a lui, dice: «Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!» (Lc 17,11-19).
Tutti i dieci lebbrosi sono stati guariti, ma soltanto questo Samaritano che torna a ringraziare Gesù è salvato! Gli altri nove, pur essendo guariti dalla malattia, non sperimentano la salvezza. Che cosa vuol dire questo? Che si ringrazia perché salvati, ma si sperimenta la salvezza solo ringraziando. Non c’è infatti nulla di buono che non abbiamo ricevuto: «Che cosa possiedi – chiede Paolo ai Corinzi - che tu non abbia ricevuto?» (1 Cor 4,7).
La Festa della Riconoscenza che si celebra ogni anno in Seminario vuole proprio esprimere il nostro grazie al Signore Gesù e con lui anche a tutti coloro che aiutano questa comunità di giovani a prepararsi a diventare missionari. È importante farlo per riconoscere che tutto quello che abbiamo non è scontato, non ci è dovuto, ma, al contrario, ci è continuamente dato gratuitamente da Dio attraverso la collaborazione di tanti.
Esprimere dunque la nostra gratitudine nei loro confronti e ultimamente nei confronti di Dio, significa riconoscere che tutto ciò che abbiamo non è nostro: lo abbiamo ricevuto. Non lo possediamo, ma ci è affidato come responsabilità. Ultimamente è questa la ragione per ringraziare: perché, come i lebbrosi del Vangelo, possiamo anche noi sperimentare la salvezza.