I missionari del PIME sono arrivati a Hong Kong 161 anni fa, hanno guidato non solo l’evangelizzazione, ma anche lo sviluppo educativo e sociale della città. Trenta missionari sono attivi in città. Non ci riesce a capacitarci di vederla morire così. Siamo ormai al limite di non ritorno. Non ci sono più analisi e interpretazioni, solo infinita tristezza: la caduta di Hong Kong sarebbe un dramma di proporzioni devastanti.
I campi in lotta (governo e polizia da una parte e i giovani manifestanti dall’altra) hanno perso la testa. Tanta violenza non si era mai vista. Devo dire che la stragrande maggioranza della popolazione di Hong Kong, e di coloro con cui sono in contatto, attribuiscono molta più responsabilità all’operato aggressivo, brutale, violento della polizia. Non c’è nessun altro potere se non quello della polizia. E poi ci sono molti giovani disperati e sconsiderati: la loro violenza alla fine servirà alla causa dei loro avversari.
L’altro ieri, 12 novembre, le immagini dell’assalto da parte della polizia all’Università Cinese di Hong Kong, dove esiste un Centro di Studi Cattolici di cui faccio parte, sono state terribili. Un professore dell’Università Cinese ha scritto quanto segue:
Oggi il centro di Hong Kong è bloccato per il quarto giorno consecutivo. Gira la voce che verrà imposto il coprifuoco… la gente va all’assalto dei supermarket. Il 30 novembre andrò a Hong Kong e Macau. Un viaggio per due convegni previsti da tempo, uno proprio presso l’Università Cinese. Se Hong Kong non muore prima. Il cuore è pesante.