MYANMAR
A knife in the back of freedom in Myanmar and Hong Kong
A knife in the back of freedom in Myanmar and Hong Kong: my commentary for Ucanews.
www.ucanews.com/country/myanmar/31
The recent images of popular resistance to the military coup in Myanmar have a great evocative power. They make me think of Hong Kong and its sad fate.
In the last few days, 47 people peacefully committed to the freedom and democracy of Hong Kong have gone on trial for subversion. The accusations are an obvious pretext, and the accused are humiliated with interminable court hearings designed to send shivers of fear to the people.
The suppression of the Hong Kong popular movement, the arrest of democratic parliamentarians, the cancellation of elections and the use of the pandemic to impose liberticidal laws in the name of national security were like a signal: it can be done. The world does not look.
On Feb. 1, Myanmar’s military, having secured the support of neighboring China, suspended the elections won by Aung San Suu Kyi's National League for Democracy party last November and imposed martial law for the third time in recent history.
A country that was moving toward a more democratic future, not without difficulty, is now turning back. Many young people — desperate — are ready to die rather than have their lives ruled by the military.
The army in Myanmar is something different from those of other countries: it is a huge, omnipresent, omnipotent and very rich organization. Its barracks are gigantic properties, cities within cities, located in city centers and border areas, from which they control all border issues, migration and trafficking, legal or not. How was it possible for critics of the previous civilian government to imagine that it would be easy to bring the functions of the army back into the context of democratic governance?
Cruel military leaders send out soldiers night and day to snatch opponents from their homes. In the meantime, they have released more than 20,000 prisoners to vacate jails for peaceful demonstrators. Released common criminals are incited and paid to cause violence and disorder, destroy or set houses on fire. They are allowed even to wound and kill with long sharp knives or stones and slings. I have seen terrible photos that testify to these crimes. Dozens of people have been killed.
Meanwhile, detained civilian leader Suu Kyi is accused of the very serious crime of possessing two-way radios.
PIME missionaries have been evangelizing in Myanmar since 1868, including some of our best missionaries: Felice Tantardini, Blessed Clemente Vismara, Alfredo Cremonesi, Paolo Manna and Blessed Mario Vergara, the latter beatified with his catechist Isidoro Ngei Ko Lat. Since 2018, I have been going to Taunggyi, capital of Shan state, every year to teach in the training program of diocesan seminaries. A wonderful country, you love it as you know it.
Myanmar is a land of Buddhist faith, with many monks on the front line to defend freedom. Catholics march next to them in street protests. The photos of faithful, nuns and priests marching with rosaries and placards in their hands recall similar participation in popular protests in Manila in 1986, Seoul in 1987 and Hong Kong in 1989, 2003, 2014, 2019 and 2020.
The photo (above) of nun Ann Rosa Nu Tawng of the Sisters of St. Francis Xavier kneeling on Feb. 28 before armed policemen in Myitkyina, Kachin state, speaks for itself. It recalls the famous snapshot of the unknown Tank Man who, on June 5, 1989, stopped a column of tanks in Tiananmen Square in Chinese capital Beijing.
Pope Francis’ recent encyclical Fratelli tutti (All Brothers) praises popular movements as capable of producing the political conversion that humanity needs. But these movements already exist, not only in pontifical documents but in real life. I have seen them in place in Hong Kong and Myanmar — peaceful movements of people promoting freedom and participation in building the social community.
It is disconcerting that the dignity of these movements is not recognized. Yet Catholics have a leading role. Think of Sister Ann Rosa or young Agnes Chow, now in prison in Hong Kong. They took their Christian vocation seriously: we are daughters and sons of God, baptized in the image of Christ, the author of freedom.
The courage and willingness to give their lives by the people of Myanmar, including courageous brothers and sisters in faith, and likewise of Hong Kong's democratic activists, are a testament to the preeminence of human dignity and conscience over political and military oppression and violence. Unfortunately, as we know, amid the perplexing prudence and silence of too many, these beloved brothers and sisters of ours will go through suffering and meet defeat.
Myanmar e Hong Kong
popolo, resistenza e repressione
https://www.mondoemissione.it/.../myanmar-e-hong-kong.../
Le immagini dei giorni scorsi della resistenza popolare al colpo di stato militare in Myanmar hanno una grande potenza evocativa.
Mi fanno pensare a Hong Kong e al suo triste destino, dove, in questi giorni, 47 persone impegnate pacificamente per la libertà e la democrazia della loro città, sono sotto processo per sovversione. Accusati pretestuosamente, vengono umiliati con interminabili udienze in corte, atte a inviare brividi di paura alla gente.
La soppressione del movimento popolare di Hong Kong, l’arresto dei parlamentari democratici, la cancellazione delle elezioni, l’utilizzo della pandemia per imporre leggi liberticide in nome della sicurezza nazionale sono state come un segnale: si può fare. Il mondo non guarda.
I militari del Myanmar, lo scorso primo febbraio, assicuratesi l’appoggio e il sostegno fattivo della vicina Cina, hanno sospeso le elezioni vinte dal partito di Aung San Suu Kyi del novembre 2020, e hanno imposto per la terza volta nella storia recente, la legge marziale. Un paese che stava incamminandosi non senza fatica verso un futuro, sta ora tornando indietro. Molti giovani -disperati- sono pronti a morire piuttosto che la loro vita sia soggetta ai militari. L’esercito in Myanmar è qualcosa di diverso che negli altri paesi: è una organizzazione enorme, onnipresente, onnipotente e ricchissima. Le loro caserme sono proprietà gigantesche, città nelle città, grandi come è grande il parco di Monza, collocate nei centri delle città e nelle zone di confine, da cui controllano tutte le questioni di frontiera, le migrazioni e i traffici, leciti o no. Come era possibile immaginare che sarebbe stato agevole far rientrare le funzioni dell’esercito nell’ambito di un governo civile del paese?
I militari, gente particolarmente crudele, vanno a prendere gli oppositori nelle loro case, di giorno e di notte. Nel frattempo hanno liberato migliaia di prigionieri comuni (più di 20mila) per far posto nelle carceri ai pacifici dimostranti. I prigionieri liberati (criminali comuni) sono incitati e pagati per provocare violenze e disordine, dar fuoco alle case, distruggerle, e persino ferire e uccidere tra la folla con lunghi coltelli affilati, con sassi e fionde. Ho visto foto terribili che testimoniano questi crimini. Le persone uccise sono decine. Quelle arrestate migliaia. Aung San Suu Kyi è accusata del gravissimo crimine di possesso di ricetrasmittenti.
I missionari del Pime evangelizzano in Myanmar dal 1868, tra loro alcuni dei nostri migliori: Felice Tantardini e i beati Clemente Vismara, Alfredo Cremonesi, Paolo Manna e Mario Vergara, quest’ultimo beatificato con il suo catechista Isidoro Ngei Ko Lat. Dal 2018 vado tutti gli anni a Taunggyi (capitale dello stato dello Shan) per insegnare nel programma formativo dei seminari diocesani. Un paese meraviglioso, che si fa amare così come lo conosci.
Il Myanmar è una terra di fede buddhista, con molti monaci impegnati in prima fila per conquistare e difendere la libertà. I cattolici sono accanto a loro, scendono in piazza e sulle strade. Le foto di fedeli, suore e preti in piazza con il rosario e cartelli in mano, ricordano una simile partecipazione alle proteste popolari di Manila (Filippine) nel 1986; di Seoul (Korea) nel 1987 e a Hong Kong nel 1989, nel 2003, nel 2014 e nel 2019 e 2020.
La foto di Ann Rosa Nu Tawng, delle Suore di San Francesco Saverio che, lo scorso 28 febbraio a Myitkyina, nello stato di Kachin (nord Myanmar) ferma in ginocchio la polizia, parla da sola. E richiama la famosa istantanea dello sconosciuto uomo di Tiananmen che il 5 giugno del 1989 ha, da solo, fermato una colonna di carri armati.
Le consorelle di Suor Ann Rosa operano nella città di Lecco e hanno partecipato alla manifestazione degli amici del Myanmar tenuta lo scorso 16 febbraio davanti a Palazzo Marino, a Milano.
Il convegno della diocesi di Milano dello scorso 13 febbraio è stato dedicato ai movimenti popolari che, secondo l’enciclica Fratelli tutti, producono la conversione politica di cui ha bisogno l’umanità. In quell’occasione ho affermato che questi movimenti ci sono già. Li ho visti in atto a Hong Kong e in Myanmar. Movimenti di popolo, pacifici, che promuovono la libertà e la partecipazione di tutti, soprattutto dei giovani, all’edificazione della comunità sociale. È sconcertante che non si riconosca la dignità di questi movimenti dove, tra l’altro, i cattolici hanno un ruolo guida. Fedeli come la giovanissima Agnes Chow di Hong Kong ora in carcere per aver preso sul serio la vocazione cristiana: figlie e figli di Dio, battezzati a immagine di Cristo, l’autore della libertà.
Il coraggio e disponibilità a donare la propria vita della gente del Myanmar, tra i quali coraggiosi fratelli e sorelle nella fede, e similmente degli attivisti democratici di Hong Kong, sono una testimonianza del primato della dignità umana e della coscienza sulla violenza del potere politico e militare. Purtroppo sappiamo che, tra le penose prudenze e i silenzi di troppi, questi nostri amatissimi fratelli e sorelle vanno incontro a sofferenze e sconfitte.
PREGHIERA PER IL MYANMAR
Signore, soffia il tuo Spinto sulla terra birmana.
Dona pace a tutti 1 popoli del Myanmar,
consola gli animi di chi vuole riconquistare la propria libertà,
ascolta il grido di coloro che chiedono giustizia.
Signore, infondi coraggio
alla Chiesa birmana e ai leader di tutte religioni,
dona loro la forza di adempiere alla vocazione di guide e pastori dei fedeli.
Spirito di Sapienza, soffia forte su tutti i fedeli birmani,
porta loro il dono del discernimento, perché sappiano vincere il male con il bene.
Signore, soffia il tuo Spirito
sulle coscienze di chi abusa del proprio potere,
apri gli occhi di chi non riconosce nel prossimo il proprio fratello e la propria sorella,
illumina le menti di chi usa la propria forza non per difendere l'altro, ma per schiacciarlo.
Signore, soffia il tuo spirito d'Amore su tutti noi tuoi figli,
rendici capaci di scoprire la tua volontà e di farla nostra,
per poter partecipare, in unità fraterna,
alla costruzione del tuo Regno di Pace.
Amen