È l’ennesimo attacco terroristico di matrice jihadista. Ancora memoria di «stermini e di paure»[2], e ancora una volta le parole di mio padre che da antico credente rivolge a Dio subito il suo pensiero: «Dio può fare tutto quello che vuole, perché permette che avvengano certe cose?... Lui che può fare tutto… perché fa nascere quella persona…? Perché non interviene?»
Segue delusione e disorientamento (di entrambi) per il contrasto tra ciò che ci si aspetta e si spera da Dio e ciò che si vede realizzato: «Ma è proprio vero che Dio è onnipotente?», perché questo male sembra sovrastarci, quasi un incubo…
Alcuni pensano che l’unica risposta a questo male insopportabile sia far violenza al male stesso, opporglisi, combatterlo e sconfiggerlo. Credo che ognuno di noi, in parte o in modo totale, porta in sé il desiderio di dimostrare la propria potenza di fronte al male e sono proprio nei momenti come questi che proiettiamo su Dio il nostro desiderio di onnipotenza; ma l’alternativa all’onnipotenza è l’amore, e Dio è amore.
Anche i discepoli avevano l’idea di un Messia potente, che compie miracoli, risolve le situazioni umane e dà una risposta alle domande degli uomini. Quando viene loro presentato il vero volto di Dio, non lo sanno riconoscere né accettare.
Perché Dio è amore? Perché rifiuta ogni violenza, anche la violenza giustificata, anche la violenza che mette le cose in ordine. Dio non è per l’ordine, Dio è per l’amore.
È Satana che nelle tentazioni dice a Gesù: «dì che quelle pietre diventino pane»cioè: metti la tua potenza a risolvere i problemi. Ed erano i capi dei sacerdoti che dicevano: «se sei il Figlio di Dio scendi dalla croce e ti crederemo», e Gesù non scende, perché l’amore è questo; posso fare tutto ma non lo faccio, potrei scendere dalla croce, ma non scendo, e dopo la resurrezione non si è imposto ai nemici con la sua forza, ma solo si è incontrato con gli amici, come una persona da amare.
Gesù non si è mai imposto con la violenza né con la potenza; ha sempre cercato di nascondere i miracoli, a chi ne parlava, chiedeva addirittura il silenzio. Non è neanche venuto a risolvere i problemi del mondo, non ha mai detto di fare questo; è venuto a stare insieme a quelli che hanno problemi non per risolverli, ma per starci accanto. Tutto qui? Tutto qui. Valeva la pena? Per noi l’importante è risolvere i problemi, che si ami o non si ami non importa, per Dio è il rovescio. Dio non risolve i problemi, sta accanto solamente.
Gesù è il fondamento della speranza e lo è diventato con la sua passione morte e resurrezione grazie alla quale io posso continuare a sperare, non ha tolto la morte o il dolore ma ha portato la speranza nella morte e nel dolore; cioè non ha tolto la durezza della vita, ha tolto la fatalità; non è più un caso la vita, la mia vita, la nostra vita, ma è una realtà in cui posso sperare, in cui posso continuare.
Credo che la risposta a questo male non si realizzi nell’idea di un Cristo sovrano, forte e vendicativo che opprime col rimorso e col terrore le coscienze di chi gli resiste, ma vivendo lo stile di Cristo, lo stile eucaristico, presentando la proposta d’amore di uno che resta nascosto e silenzioso, pur di non disturbarti che non risponde al male con il male ma che lo prende su di se in silenzio per non umiliarti che accetta di essere tradito e ucciso purché chi lo tradisce e lo uccide possa capire l’amore. Questa è la “potenza” di Dio. Sono i grandi della terra che commisurano la propria potenza dal numero di morti che le loro armi hanno fatto, ma la “potenza” di Dio non fa mai pesare i morti sulle spalle dei suoi uccisori: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno» (Luca 23,34)
È un altro mondo!? Sì, è il mondo dell’amore.
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[1] Marzabotto (Bo)
[2] Luciano Gherardi – Le querce di Monte Sole
Seminarista della 3° Teologia