Alzati e va’ a ninive la grande città.
Questa frase è stata il tema del convegno nazionale missionario a cui abbiamo partecipato dal 20 al 23 di novembre del mese scorso a Sacrofano (Roma). Questo è stato per me un evento che veniva ripristinare tante cose, soprattutto la comprensione del mio essere missionario nell’oggi. La figura del profeta Giona che era l’icona de convegno ci mostra un po’ come può reagire il missionario oggi. Giona esce ma per andare verso Tarsis, cioè esce ma sbaglia la strada. Egli conosceva la misericordia di Dio ma non la condivideva, come noi oggi. Ogni tanto, la concepiamo eccessiva e vogliamo che Dio punisca i cattivi e primi i buoni. L’argomento era fissato su quattro verbi altro che uscire, c’erano incontrare e donarsi. Dobbiamo annunciare il Vangelo senza singlossa cioè senza aggiunti perché gli aggiunti sono tagliati alla nostra misura. Il missionario nell’incontrare vero deve essere capace di svuotarsi di sé stesso per donarsi veramente all’altro.
Ninive oggi sono le periferie di cui parla tanto oggi il Papa. E solo chi ama può andare dove il Signore lo manda. C’è un solo modo, farsi sorprendere dell’amore di Dio. Questo si può intravedere in questo “refrain” del Papa <<Non lasciamoci rubare>>, il tesoro che Dio ci dà: la gioia, il Vangelo, l’entusiasmo missionaria etc.. Il missionario deve capire la sua vocazione come azione transitiva e deponente cioè come colui che ha ricevuto il mandato non come un padrone avendo sempre in memoria la persona di Gesù Cristo. Perché la Chiesa esiste per evangelizzare cioè “la raison d’etre” è l’evangelizzazione ed il regno di Dio è condividere e condivisione. Alla fine, il missionario, possiamo itinere che debba narrare ed uscire degli schemi, il testimone narra, poi andare e stare, che sono legati, che radica l’andare e stabilisce lo stare. Diciamo andare abitare, per esserci e come dice il Papa avere l’odore delle pecore,. Nell’oggi ci vuole tanta parola di Dio e meno dottrine, cioè mettiamo Gesù al centro e non memorizzare gli insegnamenti.
Personalmente, porto a casa tre cose: Prima di tutto, il cristiano deve essere memoria cioè due memorie 1. La memoria dell’ultima cena e la lavanda dei piedi [Gustavo Gutierrez], perché non c’è un regalo senza esigenza, Dio ci fa un regalo e dobbiamo fare vivere questo. Secondo, dobbiamo formarci bene soprattutto studiando per essere pronti, lo studio ci aiuti a spiegare ed a capire il mondo in cui viviamo oggi. Terzo, al di là della definizione moderna fatta da John Rawls [Teoria della giustizia], ho capito questo che si esprime in queste parole: prima non dobbiamo insegnare i valori ma la passione per i valori, così abituiamoci a accettare il prezzo a pagare, e la giustizia meglio dobbiamo andare avanti, la giustizia ha bisogni dei segui forti e infine dei gesti veri di giustizia e dobbiamo crederci veramente sapendo che l’amore non dice mai basta. Nel nostro mondo oggi la mancanza di giustizia crea tanti problemi perciò dobbiamo essere quei segui in mezzo alla gente.
Vorrei lasciarvi come conclusione, fine, riflessione queste parole di Papa Francesco dette durante la nostra udienza del 22 Novembre: <<Lo Spirito della missio ad gentes deve diventare lo spirito della missione della chiesa nel mondo: uscire, ascoltare il grido dei poveri e dei lontani, incontrare tutti ed annunciare la gioia del Vangelo.>>