L’equipe che ha partecipato al pellegrinaggio era formata da Padre Alessandro Motti, Padre Mario Ghezzi, la nostra guerriera Suor Paola Locatelli, la novizia Valeria Ducatelli, il seminarista Fel Catan e io, per la parte spirituale. L’equipe cucina era composta da Alessandro Navarro con sua moglie Anna e i suoi due figli Giovanni e Stefano, due bambini che erano la gioia del nostro gruppo. Insieme a loro hanno collaborato Angelo Dore, Gennaro e Jessica che, oltre ad aiutare in cucina, avevano l’impegno di accogliere i pellegrini alla fine di ogni percorso, facendoli sentire come a casa. Con il passare dei giorni mi sentivo come se fossi in mezzo a una grande famiglia.
I ragazzi meriterebbero di essere nominati, ma così il testo sarebbe troppo lungo. Mi accontento di dire che sono delle vere perle preziose che Dio mi ha regalato, ognuno mi ha colpito per le proprie singolarità. Può sembrare una affermazione di una grossa emozione da parte mia... , lo è stato.
Vivere un'esperienza come quella del pellegrinaggio cioé passare tre settimane con persone sconosciute che pian piano inizi a chiamare amico o fratello, è fare veramente un percorso di conversione. Le riflessioni, i momenti di preghiera, i silenzi e le condivisioni ci hanno fatto essere più vicini.
Il tema proposto è stato la lettera di Papa Francesco <<Gaudete et Esultate>>, che presenta la strada per vivere la vita cristiana in modo più chiaro, alla sequela di Gesù Cristo. Il cuore del testo è la chiamata alla santità, in cui il Papa cerca di demistificare il pensiero comune che abbiamo proprio riguardo la santità. Ci mostra che la vocazione del battezzato, quindi essere un discepolo di Cristo che si riconosce come figlio di Dio che è Padre, è la chiamata ad essere santi, santi come Lui è santo.
La traccia seguita da Papa Francesco è dimostrare che tutti noi siamo chiamati ad essere santi, ma non nel modo in cui normalmente pensiamo, come una cosa impossibile, come una strada solo per uomini e donne virtuose che hanno donato la vita al Signore. Papa Francesco dimostra che la santità è una scelta da fare, è l'identità dell’essere cristiano, che ognuno di noi può raggiungere nella quotidianità, nelle cose semplici che facciamo ogni giorno.
Il pellegrinaggio richiede di uscire della nostra comfort zone, mettendoci in cammino, fissando delle tappe per raggiungere una destinazione, ma porta in sé anche delle difficoltà, stanchezze e ferite. Sono questi gli ostacoli che proprio il pellegrinaggio ci insegna a superare. Tutte queste vicende sono proprie della nostra vita. La metafora del pellegrinaggio simbolizza il cammino della nostra esistenza, e trovandovi la nostra storia personale, ci pone delle tappe da raggiungere, degli ostacoli da superare e soprattutto dei limiti da accettare.
Alla fine, il pellegrinaggio è stato per me un'esperienza bella che, non solo mi ha fatto capire più in profondità la mia fede, ma soprattutto l’importanza della condivisione della vita con gli altri. Inoltre è stata un’occasione per rinnovare il mio sì alla vocazione cristiana, alla chiamata alla missione ad extra e al ministero ordinato.
Il pellegrinaggio con le sue esigenze ci chiede sempre l’umiltà d’accettare i propri limiti e l’aiuto degli altri, e il coraggio di farci forti nei momenti in cui vogliamo desistere e guadare indietro. Ci insegna sempre a fare un passo avanti incontro al destino. Sono veramente grato al PIME (all’equipe organizzativa del pellegrinaggio e del gruppo cucina), ai giovani che hanno avuto il coraggio di fare questo percorso insieme a me. Da tutti loro ho imparato tanto, sono stati per me il vero volto di Dio che si fa amore, donandosi e condividendo tutto sé stesso per noi.
Éder de Souza Gomes Cordeiro
Seminarista della 2° Teologia