Ci troviamo in un venerdì lungo, in una quaresima autentica, dove non ci sarebbe bisogno di necessità liturgiche per vedere paramenti da lutto ogni giorno. Questo venerdì ha la potenza tale di guastare i cuori come quella di convertirli.
Li guasta perché annebbia lo sguardo e non permettere di distinguere sempre tra carità ed egoismo. Se sto in casa è perché tengo solo alla mia salute o perché riconosco che un posto in più occupato in ospedale può condannare qualcuno? La paura dell’altro ci rimarrà attaccata addosso anche dopo?
È possibile fare le stesse scelte con motivazioni diverse, e quindi dando significati diversi ai nostri gesti e alle nostre azioni. È questione di cuore. Sappiamo solo noi se la nostra paura di contagiarci sia una gelosia della nostra salute o il timore di far del male a qualcun altro. Una porta un cancello un muro oggi sono necessari. Sono necessari per farci capire anche quanto una vita di relazioni impaurite e monche sia una vita a metà! Sono necessari perché un giorno vorremo aprire queste porte, scavalcare questi cancelli ed abbattere questi muri. Ma l’uomo ha una fantasia incredibile e anche in questi giorni cerca in ogni modo l’altro, il suo volto il suo sguardo, forse anche per dirsi che le cose non vanno bene, oppure per assurdo che “andrà tutto bene”. Ma se questo venerdì è così lungo da guastarci il cuore ci aspetta un sabato altrettanto impegnativo.
Ma questo venerdì ha anche la possibilità di convertire. Convertire e farci girare lo sguardo verso la domenica. Questi mesi sono chiamati a diventare la pietra miliare nella memoria storica ed educativa di tanti di noi. La più grande responsabilità che abbiamo in questa situazione sarà, oltre che “rimanere a casa”, anche quella di fare memoria, riflettere, ritornare sugli avvenimenti di questi giorni cercando di capire cosa ci dicono di noi, cosa ci chiedono per gli altri cosa ci chiedono di fare o di non fare. Vietato archiviare.
Non esiste biblioteca giusta per le storie di questi giorni. Non esiste scaffale sufficientemente robusto per sostenere il diario di queste settimane. Troppo grande il rischio che della polvere ci si depositi sopra. È da tenere aperto sulla scrivania della vita, per essere letto e sfogliato le volte che in futuro ci sentiremo disorientati e sconfitti. Non è un dovere è un’esigenza d’amore, quello asciutto, quello secco, senza fronzoli, ma autentico. È lecito sperare anche di venerdì aspettando il profumo della domenica.
Diacono Ivan STRAFACE